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Studenti, alle superiori uno su tre si “sballa” con l’alcol

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Uno studente su tre in età di scuola media superiore sarebbe coinvolto nell’assunzione massiccia ed abituale di alcolici: il preoccupante dato, che riguarda 800.000 giovani tra i 15 e i 19 anni, è stato raccolto dall’istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, nell’ambito del rapporto Espad 2009 ed è stato commentato il 6 aprile dai responsabili della comunità di San Patrignano durante il Vinitaly 2011.
Secondo quanto emerso dal rapporto c’è poco da stare tranquilli, perché “una parte imponente dei 2 milioni di studenti che consumano alcol manifesta e esprime comportamenti a rischio e un approccio alle bevande alcoliche utilizzate solo come strumento per alterare la percezione di sé e della realtà”.
E nelle fasce d’età inferiori la “musica” non cambia: nel 2010 il numero degli under 14 ricoverati per intossicazione d’alcol è aumentato del 28%, e si è abbassata l’età d’incontro con l’alcol: accade per il 3,5% dei ragazzi tra gli 11 e 15 anni, al 15,8% tra i 16 e i 17 anni e al 29, 4% tra i 18 e i 24 anni. Tra i minorenni, il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze bevono solo per ubriacarsi. Mentre gli incidenti d’auto mortali alcol correlati arrivano al numero di 1200 (Istituto superiore sanità).
Quel che deve far pensare è che se da una parte nel nostro Paese diminuisce il consumo di alcolici e vino, dall’altra sempre più giovani bevono solo per “sballare”: il ‘binge drinking’ – la ‘moda’ proveniente dal nord Europa di bere almeno cinque alcolici in meno di due ore e senza mangiare nulla – è ormai uno dei comportamenti giovanili di maggiore diffusione e pericolo. Questo fenomeno, , negli ultimi dieci anni si è diffuso in Italia, coinvolgendo in modo massiccio il nostro mondo giovanile.
Dal rapporto Espad affiora anche un dato sorprendente. Nelle regioni, dove i giovani bevono prevalentemente vino (Toscana, Piemonte, Campania, Veneto), si registrano minori percentuali di “binge drinkers”. Dato che indica, secondo i ricercatori, una maggiore consapevolezza legata alla peculiarità e alla tradizione del territorio da parte di chi beve vino in regioni dove questa bevanda fa parte la cultura del luogo.
Andrea Muccioli, responsabile di San Patrignano, ha ricordato che “il 60% dei 500 ragazzi accolti in comunità ogni anno in comunità, non ha mai assunto droghe per via endovenosa (eroina) e nella maggior parte dei casi prendeva invece un cocktail di sostanze legali e illegali di cui anche l’alcol faceva parte. L’educazione – ha continuato il figlio del fondatore della famosa comunità di recupero – è l’unico strumento in grado di prevenire stili di vita sbagliati e a rischio”.