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Studenti e docenti stressati con la salute mentale a rischio, urge lo sportello psicologico in ogni scuola: sì da presidi, studenti e psicologi

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Diventa sempre più richiesto lo sportello psicologico a scuola. Dopo i presidi, che hanno più volte rivendicato il supporto stabile in ogni istituto anche per i docenti, ad uscire allo scoperto sono stati gli studenti: il 15 marzo, nella Giornata del Fiocchetto Lilla, dedicata i disturbi dell’alimentazione, la Rete degli studenti Medi ha piazzato davanti al ministero dell’Istruzione uno striscione con scritto “Sportello psicologico in ogni scuola“.

La protesta degli studenti

Con i fiocchi lilla disegnati sul viso – simbolo della giornata dedicata ai disturbi del comportamento alimentare -, i ragazzi sono partiti dal dicastero della Salute, cantando Bella Ciao e chiedendo le dimissioni del ministro dell’Istruzione Valditara.

Da parte dei ragazzi è giunta la richiesta, in sostanza, di salvaguardare negli istituti scolastici il diritto alla salute mentale, messa particolarmente alle corde durante la pandemia da Covid-19.

Gli psicologi: c’è bisogno di un supporto in ogni istituto

Intanto, nello stesso giorno anche da Firenze arrivava una richiesta simile: a farla è stata Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, dopo l’episodio avvenuto davanti all’alberghiero Buontalenti, dove studenti si sono picchiati per questioni di gelosia e la dirigente scolastica ha deciso di tutelare tutta la classe organizzando le lezioni a distanza.

“La Dad è una sconfitta per tutti, serve lo psicologo a scuola”, ha detto la psicologa. “Da tempo ripetiamo che c’è bisogno del supporto psicologico a scuola perché non accadano questi fatti, e quando si verificano ci deve essere la presenza dello psicologo in classe per aiutare i ragazzi ad elaborare e a confrontarsi”.

“I fatti di violenza e di aggressione – ha proseguito la presidente Gulino – fanno male al singolo come a tutta la classe e diventano situazioni difficili da gestire per un dirigente scolastico”.

La Dad, sostiene la psicologa, non è di certo la soluzione: “utilizzata nel periodo pandemico, non può diventare una scelta per risolvere certe emergenze della scuola. Le emergenze vanno risolte in classe con gli studenti, gli insegnanti, confrontandosi con lo psicologo per aiutare a capire cosa si cela dietro a determinati episodi di rabbia, cosa bisogna fare per dare valore ai propri comportamenti ed al rispetto dell’altro”, ha sottolineato l’esperta. 

“La strada auspicabile da seguire sarebbe quella di mettere uno psicologo a disposizione dei processi relazioni e formativi”, ha concluso Gulino.