Quello della prostituzione delle studentesse è uno di quegli argomenti che in famiglia, ma non solo, sembrano dei tabù. Quale migliore occasione per parlarne allora a scuola. Ma anche tra le mura didattiche il risultato non cambia molto. Ecco che allora la proiezione di un film sull’argomento può diventare oggetto di interesse pubblico. Ed è quello che è accaduto alcuni giorni fa in Francia, dove è stato trasmesso su Canal + in prima serata “Student services”, incentrato sulle prime difficoltà economiche delle studentesse costrette a studiare lontano da casa: molte si trovano un lavoro, altre chiedono supplementi alla famiglia, alcune si arrangiano come possono, un minima parte rimane invece coinvolta in una spirale di sesso a pagamento.
Il film, diretto da Emanuelle Bercot, prende spunto da un libro di una studentessa francese di 19 anni, Laura D., che in “Mes chères études” racconta come abbia iniziato a prostituirsi per pagare l’affitto e gli studi universitari, a cui teneva moltissimo. Il problema è che alcuni spaccati di realtà non sono molto distanti da queste storie.
In base ad uno studio condotto in Francia nel 2006, il numero di studentesse francesi che si prostituivano part-time per pagare gli studi era di circa 40.000. In Italia non c’è finora nessuna statistica su questo fenomeno, come ha spiegato alla presentazione del film la sociologa di Telefono Azzurro Nicoletta Calizia: “Del fenomeno si è parlato in Italia grazie ai media, in particolare ad un servizio de Le Iene, ma non è stata fatta nessuna ricerca scientifica, la cosa sicura è che Internet ha facilitato la prostituzione volontaria e occasionale, come è quella studentesca“. Per Donatella Poselli, dell’Unione italiana genitori, “il film ha evidenziato un problema vero, che tutti sappiamo che esiste e non riguarda solo le ragazze ma anche i ragazzi. Viviamo in una società che colpevolizza ma non entra nel merito dei problemi veri, invece ci vorrebbe una grossa compartecipazione per affrontare queste problematiche, che non riguardano solo le famiglie“.
Laura D. ha dedicato il suo libro a tutte le “sorelle” che rimangono nell’ombra e la regista ha specificato: “Non spetta al film offrire la constatazione sociologica di un fenomeno che, certo, merita di essere preso in considerazione; piuttosto il mio obiettivo era di renderlo visibile attraverso il ritratto di una di queste ragazze e la sua storia. In un momento in cui il corpo dovrebbe svegliarsi all’amore ma in cui, a volte, per necessità, viene venduto in cambio di denaro“.
In base ad uno studio condotto in Francia nel 2006, il numero di studentesse francesi che si prostituivano part-time per pagare gli studi era di circa 40.000. In Italia non c’è finora nessuna statistica su questo fenomeno, come ha spiegato alla presentazione del film la sociologa di Telefono Azzurro Nicoletta Calizia: “Del fenomeno si è parlato in Italia grazie ai media, in particolare ad un servizio de Le Iene, ma non è stata fatta nessuna ricerca scientifica, la cosa sicura è che Internet ha facilitato la prostituzione volontaria e occasionale, come è quella studentesca“. Per Donatella Poselli, dell’Unione italiana genitori, “il film ha evidenziato un problema vero, che tutti sappiamo che esiste e non riguarda solo le ragazze ma anche i ragazzi. Viviamo in una società che colpevolizza ma non entra nel merito dei problemi veri, invece ci vorrebbe una grossa compartecipazione per affrontare queste problematiche, che non riguardano solo le famiglie“.
Laura D. ha dedicato il suo libro a tutte le “sorelle” che rimangono nell’ombra e la regista ha specificato: “Non spetta al film offrire la constatazione sociologica di un fenomeno che, certo, merita di essere preso in considerazione; piuttosto il mio obiettivo era di renderlo visibile attraverso il ritratto di una di queste ragazze e la sua storia. In un momento in cui il corpo dovrebbe svegliarsi all’amore ma in cui, a volte, per necessità, viene venduto in cambio di denaro“.
In Italia il film sulla prostituzione studentesca arriverà nei cinema il 26 agosto.