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Tasso di suicidi tra i giovani aumento in Europa, la scuola si conferma ambiente di prevenzione

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Specie successivamente alle chiusure proprie dell’emergenza sanitaria COVID-19, i giovani continuano a risentire dell’aumento statistico della contraenza di psicopatie e disturbi leggeri, caratteristici del nostro tempo – in verità meglio diagnosticati – come ansia e depressione, fobia sociale derivanti da isolamento e limitata frequentazione dei luoghi d’aggregazione. I paesi nordici d’Europa e del Baltico restano ai primi posti per il tasso di suicidi tra i giovani, complici il clima, la scarsa aggregazione sociale propria di tali realtà, ma il fenomeno risulta in preoccupante aumento a livello continentale. I dati diffusi da OMS ed UNESCO, che considerano la scuola luogo fondamentale e decisivo di socialità e cooperazione tra vari soggetti sia istituzionali che privati, offrono due istantanee rispettivamente pre e post-pandemiche, con discrepanze che hanno messo in allarme il sistema sanitario ed educativo sin ai massimi livelli. Il dito è puntato anche contro quegli elementi – in particolare tecnologia ed abuso della stessa (social networks, per intendersi) – che contribuiscono all’isolamento ed alla chiusura del soggetto con gli individui che lo circondano, ignari del suo stato. Una condizione fatale per chi non si accetta e vive in profondo malessere caratterizzato da scarsa autostima, la cui componente sociale è prevalente.

I balli ed eventi nelle scuole svedesi per prevenire i suicidi tra la popolazione studentesca

L’8 settembre scorso, due giorni prima della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, oltre 30.000 studenti provenienti da 121 scuole svedesi hanno organizzato dei balli di gruppo collettivo contro il suicidio, uno dei problemi di salute pubblica più pervasivi tra i giovani nella regione europea secondo i dati più recenti dell’OMS. L’evento, chiamato “Danza per la vita” (Dansa för livet in svedese), ha una premessa semplice ma potente: all’inizio dell’anno scolastico, tutti i nuovi studenti si prendono una pausa dalle lezioni per partecipare a una danza coreografica a livello scolastico. “L’obiettivo è prevenire le malattie mentali tra i giovani, ridurre il numero dei suicidi e rompere lo stigma legato al parlare di malattie mentali”, afferma Erik Allard, uno degli organizzatori del progetto. Il suicidio è la quarta causa di decesso a livello globale tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni. Nel 2019, oltre 137.000 persone, molte delle quali giovani e giovanissimi, sono morte per suicidio nel Vecchio Continente. Erik, insegnante di educazione fisica e salute alla Polhem School di Lund, ha avuto l’idea di Dance for Life mentre tornava a casa dal lavoro in bicicletta, riporta una notizia pubblicata sul portale web dell’OMS. Si stava chiedendo come rendere l’educazione sanitaria a scuola più adatta ai desideri e ai bisogni degli studenti. “Volevano che le loro voci fossero ascoltate e che i loro sforzi fossero riflessi. Ho portato quella rivelazione con me sulla bici. Mi è venuta subito in mente la danza. “La danza può avere un effetto magico su di te in questo momento“.

E in Italia? Richieste di aiuto in aumento

Specie dopo la complessa fase delle chiusure e relative fasi d’isolamento, cresce a dismisura il numero di giovani che si mettono in contatto con i servizi sanitari d’emergenza psicologica dedicati in prima linea alla prevenzione del suicidio. L’incidenza del suicidio è particolarmente elevata tra giovani e giovanissimi, rappresentando la percentuale più importante sul totale dei decessi a livello globale. Quasi 46.000 bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita annualmente in tutto il mondo, uno ogni pochi minuti. Sono tra 3700 e 4000 le persone che ogni anno si tolgono la vita in Italia (dati ISTAT concernenti il periodo 2016-2020). Il dato relativo ai giovani d’età compresa tra i 15 e i 34 anni è di circa 500 suicidi a livello annuo. La scuola costituisce un ottimo ambiente di monitoraggio e prevenzione: gli insegnanti dovrebbero segnalare i casi di studenti caratterizzati da problemi d’umore, di rendimento scolastico insufficiente, da limitata o scarsissima applicazione nelle discipline motorie e sportive, da uso di sostanze.