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Tra Pnrr e Pon ci sono scuole che si trovano a gestire 1 milione di euro. Il Ds Tosolini: soldi che vanno spesi bene, è una questione etica

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Quanti soldi vanno a gestire le scuole considerando i fondi del Pnrr e quelli dei Pon? Lo spiega Aluisi Tosolini, dirigente scolastico e coordinatore scientifico di Casco (Centro per gli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze) nel corso della diretta della Tecnica della Scuola di lunedì 14 novembre.

“Si tenga conto – precisa Aluisi Tosolini – che nelle 8mila scuole, alle risorse del Pnrr si aggiungono le risorse del Pon, delle reti e delle tv digitali. La scuola che io ho diretto aveva preso 70mila euro per le tv digitali e 35mila euro per le reti”.

Pensiamo a un grosso istituto di Roma. Senza farne il nome, ma con numeri alla mano provenienti dal decreto del Mi sul riparto delle risorse tra le diverse azioni, il dirigente Tosolini ci riferisce che in questo istituto sono in arrivo “per quanto riguarda le nuove classi, 171mila euro, per quanto riguarda i laboratori 124mila euro per i licei e 164mila euro per gli istituti tecnici e professionali; a cui si aggiungono, alle volte, nel caso di alcuni istituti ad alto tasso di dispersione implicita o esplicita, anche ulteriori 200mila euro; più 130mila euro del Pon sull’ambiente che scade adesso; più il Pon per i cablaggi, più quello per le tv digitali…”

“Insomma, senza grossa fatica in grandi scuole superiori, si arriva al milione di euro da gestire – rivela – peraltro, nel caso degli ultimi Pon, non occorreva neanche progettazione, bastava la firma del dirigente per ottenere i fondi”.

Come impiegare i fondi?

Che cosa manca al momento? “Al momento manca la possibilità di firmare l’atto di impegno e quindi far partire il Cup e tutta la procedura di avvio; e dunque manca la possibilità di vedersi assegnare il 10% di anticipo, nel caso dei fondi della dispersione, ad esempio; e manca anche una certezza su quelle che sono le modalità di spesa. Cosa è possibile acquistare e cosa non lo è?”

In tema di modalità di spesa, alcuni istituti hanno scelto di farsi affiancare da società esterne per un vero e proprio piano di progettazione degli acquisti, perché acquistare bene è fondamentale. “Il decreto sulla scuola 4.0 è prima di tutto un decreto pedagogico – ci ricorda il Ds – noi dobbiamo rivoluzionare il modo di fare scuola. Il punto di partenza non è cosa compriamo ma che scuola vogliamo fare. Prima dobbiamo progettare l’assetto didattico-pedagogico della nostra scuola, poi dobbiamo ragionare sul progetto di acquisto”.

Come remunerare eventuali enti esterni di supporto alla scuola? “Si potrebbe attingere alla percentuale destinata alle spese generali, che ammonta al 7%; e poi una percentuale è riferita alle spese di formazione; ma c’è anche una voce specifica relativa al supporto alla progettazione,” spiega il dirigente.

In chiusura Aluisi Tosolini raccomanda: “Bisogna assolutamente rispettare i tempi stabiliti dal Mi sulla base delle scadenze europee legate al Pnrr; e bisogna progettare gli acquisti secondo un piano didattico e una visione pedagogica, è una questione etica, le scuole oggi ricevono soldi che pagheranno le generazioni future, in nome loro vanno spesi al meglio”.

Ricordiamo che le scuole sono beneficiarie di una quota rilevante dei fondi del Pnrr. In particolare, degli oltre 17 miliardi destinati all’Istruzione, ben 2.1 miliardi di euro sono stati assegnati all’ambito transizione digitale della scuola italiana: parliamo in primo luogo della trasformazione di 100.000 classi delle scuole primarie e secondarie in ambienti di apprendimento innovativi, adattabili e flessibili, connessi e integrati con tecnologie digitali, fisiche e virtuali; in secondo luogo, si prevede la creazione di laboratori per le nuove professioni digitali in tutte le scuole del secondo ciclo di istruzione, con laboratori interconnessi alle imprese e alle start-up innovative per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle nuove professioni digitali.

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