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Una scuola che si “espone”

La mostra si snoda su due percorsi: il primo (Formazione e creatività) riguarda in modo diretto l’Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato "F.lli Taddia", che propone cinque indirizzi (meccanico, termico, elettrico, grafico, servizi sociali), ciascuno dei quali si articola in un biennio propedeutico, in un anno di specializzazione ed in un biennio post-qualifica.
Il secondo percorso espositivo (Tecnopoietica: l’opera ideale fra industria e arte), invece, esplora le tappe di una produzione industriale che si fonde con l’arte e l’innovazione tecnologica: in mostra alcuni oggetti che definiscono la qualità delle aziende costituite da alcuni ex allievi dell’Ipsia di Cento (FE). Tra gli oggetti esposti al Museo di Pieve di Cento ci sono le lampade di emergenza firmate Bargellini, il primo motore bicilindrico Lamborghini per trattori, un bruciatore Baltur innovativo per gli anni ’60, le bilance Tassinari del XVIII secolo (realizzate a mano), i manichini Bonaveri che indossano gli abiti di stilisti famosi.
Dopo l’inaugurazione della mostra, il 14 febbraio (alle ore 11.00) si terrà il convegno "Valenza culturale e sociale degli istituti professionali", in cui si parlerà di formazione professionale e preparazione al mondo del lavoro.
La mostra e il convegno chiudono il progetto Arte e industria, voluto dal Museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900 "G. Bargellini" e dall’Istituto "Fratelli Taddia" (con il patrocinio, tra gli altri, del Miur e del Consorzio degli Istituti professioni dell’Emilia Romagna) per esaltare la scuola come fonte di spirito creativo nelle attività lavorative. In contemporanea con la mostra, che resterà aperta fino al 21 marzo (ingresso libero, da martedì a domenica, tra le 10.00 e le 18.00) saranno presentati due cataloghi sulla valorizzazione dell’Istituto "F.lli Taddia" (tel. 051/902131) e sugli oggetti che contraddistinguono l’ambito produttivo di tredici aziende di successo fondate da ex allievi dell’istituto scolastico di Cento.
Il Museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900, fondato da Giulio Bargellini ed inaugurato nel febbraio di quattro anni fa, ha sede nel vecchio silo granaio di Pieve di Cento (BO), simbolo dell’architettura industriale, che, ristrutturato, ospita oltre 2.000 opere di 1.500 artisti, tra i quali Modigliani, de Chirico, Balla, Prampolini, Carrà, Casorati, Depero, Birolli, Guttuso, Maccari, Reggiani, Soldati, Arturo Martini, Manzù, Burri, Capogrosso e Afro. La raccolta è arricchita dalla presenza della Collezione Minima di Cesare Zavattini, costituita da opere di piccolo formato commissionate dal noto scrittore e cineasta a partire dal secondo dopoguerra.
Il Museo è completato da un Giardino di scultura, ospitato all’esterno dell’edificio, di particolare interesse per il valore degli artisti che hanno firmato alcune opere, alcune delle quali commissionate e realizzate appositamente per questo spazio. Di rilievo la scultura in bronzo L’Uomo della Pace, realizzata da Franco Scepi, inaugurata da Mikhail Gobaciov e assunta come simbolo nel Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace.

Andrea Toscano

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