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Vaccino anti Covid fra obbligo, non obbligo, sanzioni e ipotesi del patentino

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Siamo a poche migliaia di vaccinazioni fatte, non si sa quanto tempo ci vorrà per vaccinare le categorie prioritarie, e già infuriano le polemiche.
Come sempre, nel web prevalgono i toni forti. Insulti al personale medico o infermieristico che per primo si è vaccinato davanti alle telecamere nel V-day del 27 dicembre. Posizioni drastiche, come quella del giurista Pietro Ichino, che ipotizza il licenziamento per giusta causa per i dipendenti pubblici che rifiutano il vaccino, dagli operatori sanitari a quelli scolastici. L’obbligatorietà del vaccino è insomma un tema bollente, tanto che la nostra Testata ha aperto un sondaggio per capire l’orientamento dei propri lettori, personale della scuola e genitori.


Sanzioni per i dipendenti pubblici? Attenti a quello che si scrive sui social

I medici sono la prima categoria di dipendenti pubblici ad avere a che fare col vaccino, ma la questione riguarda parimenti il personale scolastico, che rientra nella categoria dei servizi essenziali. Pertanto è interessante capire le motivazioni delle prime sanzioni e gli sviluppi.

È dei giorni scorsi la notizia dei primi provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni medici no vax a Roma e in Piemonte. L’ordine dei medici di Roma ha precisato che nessun medico è stato mai radiato perché contrario alle vaccinazioni. Le contestazioni quindi hanno avuto per oggetto le affermazioni pubbliche e sui social, contro l’efficacia del vaccino e a favore delle teorie negazioniste sulla pandemia. Qualcuno si è “ravveduto”, per altri le sanzioni comminate vanno dalla censura all’ammonimento.

Diverso il caso del medico di famiglia di Borgaro Torinese, contrario anche ai vaccini antinfluenzali e antipneumococco che, secondo lui, indeboliscono l’organismo e spalancano le porte al virus, tanto da essere la causa di gran parte delle morti per Covid a Bergamo. Una teoria non supportata scientificamente in netto contrasto con le posizioni ufficiali dell’Istituto Superiore della Sanità e del Ministero della Salute, che gli è costata la sanzione disciplinare della riduzione dello stipendio nella misura del 20% per 5 mesi.

Da questi primi provvedimenti disciplinari si evince che il comportamento sanzionato non è il fare o non fare il vaccino, ma il diffondere sui social teorie e posizioni che non hanno una base scientifica riconosciuta.

La tesi del licenziamento per il dipendente pubblico che rifiuta il vaccino


Per ora è stato solo il giurista Pietro Ichino ad argomentare la tesi del licenziamento in un’intervista al Corriere della sera. Secondo il professore, rendere il vaccino obbligatorio contro il Covid “non solo si può, ma in molte situazioni è previsto”. L’articolo 2087 del codice civile lo consente, perché obbliga il datore di lavoro ad adottare tutte le misure suggerite da scienza ed esperienza, necessarie per garantire la sicurezza fisica e psichica delle persone che lavorano in azienda.

È vero che l’articolo 32 della Costituzione dice che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, ma, se il rifiuto della vaccinazione metterà a rischio la salute di altre persone, questo rifiuto “costituirà un impedimento oggettivo alla prosecuzione del rapporto di lavoro”. Insomma, dice il giurista, “finché c’è un rischio apprezzabile di contagio, il datore di lavoro può condizionare la prosecuzione del rapporto alla vaccinazione. E altrettanto possono fare le compagnie aeree, i titolari di ristoranti, o di supermercati”.

L’ipotesi del patentino di immunità

L’idea è stata lanciata inizialmente da alcune compagnie aeree. In sintesi, per ricominciare a muoverci la soluzione potrebbe essere un “passaporto vaccinale”, un patentino, una app. Le modalità sono ancora piuttosto vaghe, ma l’idea si fa strada. Una proposta in tal senso è del presidente della Commissione Turismo della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario: “Esibire un certificato vaccinale anti Covid per partecipare ad alcune attività potrebbe essere un’opportunità e una soluzione almeno per far ripartire il settore del turismo il più presto possibile”, ha detto. C’è subito chi pensa di estendere il patentino a molte altre attività, dallo sport, alle palestre, ai cinema e teatri.

Anche questa ipotesi è però destinata a suscitare polemiche. È accettabile che solo i vaccinati partecipino alla vita pubblica e di relazione e gli altri restino tagliati fuori, dai viaggi aerei, allo sport, ai ristoranti? Sarebbe troppo divisivo, e probabilmente incostituzionale. Ma anche tutelare la salute pubblica è un obbligo costituzionale. Forse la via migliore sarebbe insistere su una corretta, efficace e ben organizzata comunicazione scientifica.


Conte: no all’obbligo, ma “valutiamo più mobilità per i vaccinati”


In Italia furoreggia la polemica tra i politici di varia appartenenza, chi auspica la vaccinazione obbligatoria almeno per i lavoratori statali e chi difende la facoltatività.
Da ultimo è intervenuto il presidente Conte, che, nell’odierna conferenza di fine anno, ha cercato nel bailamme mediatico di mettere alcuni paletti:

  1. Una vaccinazione obbligatoria non la valutiamo, la escludiamo”, ha detto. “Lasciamo che parta questo piano vaccinale e vediamo il riscontro, confidiamo di poter raggiungere una buona fascia di popolazione anche su base facoltativa”.
  2. Solo dopo aver ottenuto un impatto significativo, cioè quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non prima di aprile, si faranno le valutazioni del caso. “Ci sono varie proposte e tra queste anche su chi, dopo essere stato vaccinato, abbia una abilitazione di maggiore mobilità”.
    Prematuro parlarne adesso, dice il Presidente del Consiglio. E allora perché questo putiferio mediatico su vaccino sì o no, quando siamo appena alle prime dosi e anche chi vuole vaccinarsi dovrà aspettare a lungo? I maliziosi (quelli che “a pensar male spesso ci si azzecca”), dicono che così non si parla del vero problema: siamo in ritardo. In Italia siamo ancora alle vaccinazioni “simboliche”, in Germania si procede col Piano a ritmo spedito.