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Vincoli alla mobilità ridotti, ma non basta; dalla Lombardia 6mila vogliono tornarsene al sud, ma per ora solo mille ce la fanno

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Come era facilmente prevedibile le misure per contenere i vincoli della mobilità concordate quest’anno fra Ministero e sindacati non sono bastate per garantire ai docenti la possibilità di rientrare nella regione di residenza.
Un dato inequivocabile viene fornito proprio oggi da un articolo del Corriere: “Diciassettemila insegnanti, titolari di cattedre in Lombardia, hanno chiesto il trasferimento in altre regioni. Uno su tre desiderava prendere servizio in Sicilia (5.903 domande). E queste, sommate a quelle per Campania, Calabria e Puglia, ammontavano al 52 per cento del totale. Ma solo un terzo dei docenti ha ottenuto risposta positiva dal Miur e, nel 70 per cento dei casi, si tratta di spostamenti fra province lombarde”.

Nel dettaglio, sempre secondo il Corriere, gli insegnanti che lasceranno la Lombardia sarebbero 1.711 e solo poco più di mille riusciranno a tornare al Sud (562 in Sicilia, 209 in Calabria, 208 in Campania, 206 in Puglia). La spiegazione è semplice, anzi semplicissima: nelle regioni del sud i posti disponibili sono pochissimi e sono legati per lo più ai pensionamenti.
Adesso, alle decine di migliaia di docenti meridionali che lavorano al nord non resta che sperare nella mobilità annuale.
Qualche possibilità in più ci sarà per i docenti con titolo di specializzazione che potrebbero richiedere posti di sostegno disponibili in organico di fatto, a meno che non accada come qualche anno fa quando in alcune regioni vennero firmati contratti integrativi che consentivano di assegnare posti di sostegno anche a docenti non specializzati.
Un fatto è certo: la “battaglia” contro i vincoli è legittima e comprensibile, ma il tema vero sembra essere piuttosto quello della sempre più scarsa appetibilità della professione docente al nord e della mancata espansione degli organici al sud a causa anche dell’ormai inarrestabile calo demografico.