Home I lettori ci scrivono Violenza a scuola: molti genitori hanno perso il loro ruolo educativo?

Violenza a scuola: molti genitori hanno perso il loro ruolo educativo?

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Buongiorno,

scrivo per esprimere la mia solidarietà a tutti i lavoratori dell’Istituto Puecher di Rho colpiti da un vero e proprio assalto messo in atto in questi giorni da un commando di individui che hanno devastato gran parte degli arredi e delle suppellettili all’ interno della loro scuola.

Nel contempo colgo l’occasione per esprimere il mio appoggio e il mio sostegno a tutti gli insegnanti, in generale, che nelle nostre scuole stanno portando avanti il loro lavoro in questi anni difficili.

Certo, insegnare è un mestiere impegnativo, forse al pari di altri, indispensabile come lo sono altri, ma che a mio parere oggi è diventato più difficoltoso soprattutto per gli insegnanti che lavorano nelle scuole secondarie e superiori dove sono necessarie forza fisica e mentale non indifferenti.

Ecco perché elogio quegli insegnanti che il mattino coscienziosamente siedono dietro la cattedra tenendo le loro lezioni in un clima non sempre tranquillo, cercando di non lasciarsi sopraffare dall’ ansia o dalla rabbia, affrontando gli alunni con calma, ma anche con determinazione cercando il dialogo e mostrando loro le conseguenze negative dei comportamenti scorretti e impostando sempre un confronto costruttivo.

Costoro mettono in atto quello che a casa è compito dei genitori e cioè fanno sentire la loro presenza costante e determinata verso i figli.

Ritengo invece che molti padri e madri (senza generalizzare e fare di tutta un’erba un fascio) in questi anni abbiano perso il loro ruolo genitoriale e facciano fatica nel gestire il percorso educativo dei propri figli.

Fare i genitori significa prima di tutto definire bene il proprio ruolo, genitori, non coetanei che aiutano i figli a diventare adulti, cercando di insegnare loro l’ autonomia, il senso del dovere, la responsabilità, il senso civico, l’autocontrollo, la cooperazione tra i componenti della famiglia e le tanto odiate regole.

Regole che devono essere proprie di ogni famiglia e che vanno condivise, eventualmente discusse e modificate, regole che devono valere indistintamente per maschi e femmine ma che non vanno trasgredite pena la punizione.

In quante famiglie oggi si adottano le vecchie buone regole impartite ai figli di una volta?

Sistemare la propria camera e pulirla, rispettare possibilmente l’ora del rientro a casa per il pranzo o per la cena per stare insieme a tavola, (oggi direi senza cellulare) aiutare ad apparecchiare e sparecchiare.

L’atteggiamento predominante dei genitori di oggi è invece spesso quello della permissività, del concedere, del perdonare, accettando le false promesse dei figli e dando loro fin dai primi anni di vita la priorità di decidere.

Ed è così che bambini di cinque anni scelgono cosa indossare il mattino, a otto anni decidono le marche degli abiti da comprare, gli amici da frequentare e ciò che vogliono mangiare.

A tredici anni scelgono la discoteca in cui trascorrere le serate e anche l’orario di ritorno protetto dal beneplacito dei genitori, taxisti sempre presenti.

I luoghi di ritrovo non sono più le piazze o i campetti di calcio, ma i fast food dove si strafogano di cibi non proprio genuini a spese dei genitori.

Non c’ è più la paghetta elargita settimanalmente, ma quella a richiesta libera e qualche ragazzino possiede anche un bancomat.

La comunicazione con i genitori è fatta di monosillabi e di cose dette e non dette, il ruolo di genitore lo fa Tik Tok, la madre di tutte le madri, il padre di tutti i padri la mammella da cui attingere a ciclo continuo il mondo esterno. E quando ci si vuole rilassare un bel giro con la play station.

Qualche genitore a volte lo si sente pronunciare questa frase “Anche noi da ragazzi stavamo davanti al televisore a guardare i nostri programmi”.

Certamente, ma si trattava di un sosta di un paio d’ore, poi c’erano i momenti per fare i compiti, per studiare, uscire in bicicletta o in motorino, incontrare le ragazze per un approccio amoroso.

Non mi associo a coloro che con fare nostalgico dicono “ma ai miei tempi i ragazzi erano diversi” perché si sa che il passato di ieri non può essere il presente di oggi, così come non disdegno la tecnologia che ha dato benefici a tutti.

Ciò che mi sconvolge è l’abuso di questo cellulare che a mio avviso porterà a lungo andare (ma lo sta già portando) danni significativi alla mente, ma anche al corpo dei nostri ragazzi.

Un’osservazione ulteriore che mi permetto di fare ai genitori di oggi che spesso rimproverano i figli per l’uso eccessivo che fanno del cellulare: dovrebbero essere loro i primi a spegnere il loro.

Il buon esempio vale di più di tutte le predichi!

 Mirella Rigamonti

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