Home Generale Da Genova la protesta contro l’omofobia “antigender”

Da Genova la protesta contro l’omofobia “antigender”

CONDIVIDI

«Il Coordinamento Liguria Rainbow, che si propone di porre un freno a scelte didattiche che non ammettono il riconoscimento delle diversità, è al fianco delle operatrici e degli operatori del mondo della scuola colpiti dal clima minaccioso che gli autori della fantomatica ‘teoria del gender’ hanno voluto costruire: anni di esperienze professionali in tema di riconoscimento e contrasto alla violenza maschile, al bullismo, alle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, e agli stereotipi di genere rischiano di essere gettati alle ortiche perché tacciati di ‘istigazione al gender’ (una pseudo ideologia che secondo questi fanatici vorrebbe convertire i giovani all’omotransessualità). La Regione Liguria, anziché difendere le buone pratiche formative a favore dei soggetti vulnerabili in età di crescita e sviluppo, ha recentemente votato per la creazione dello sportello ‘antigender’, dando credibilità a gruppi fondamentalisti e minoritari intenzionati ad imporre nella scuola pubblica la propria visione morale sulla famiglia e sulle relazioni affettive».

 

{loadposition carta-docente}

 

E a tale scopo è stato lanciato il seguente appello

PER UNA SCUOLA LIBERA DALLA CENSURA

Appello per la libertà di espressione e di insegnamento, la democrazia, la laicità e il pluralismo nella scuola.

Chiediamo al mondo della scuola, della cultura, della formazione, del lavoro e dell’associazionismo di sottoscrivere questo appello per difendere la democrazia, la laicità, la libertà di espressione e il pluralismo nella scuola, minacciati dall’istituzione dello sportello regionale “anti-gender”. Il Consiglio Regionale della Liguria ha, in data 11 novembre 2016, votato a maggioranza una mozione che impegna la Giunta Regionale a istituire uno sportello “volto ad arginare quei fenomeni di indottrinamento ideologico noti come ideologia gender”. Stando al testo della mozione, lo sportello vorrebbe raccogliere eventuali bisogni generali delle famiglie e fornire una risposta sociale, psicologica e legale, mettendo sullo stesso piano denunce legate alla diffusione della non meglio precisata “teoria del gender” nelle scuole e denunce di episodi di “razzismo o di bullismo, di droga o vandalismo”.

In primo luogo, riteniamo che la totale vaghezza della proposta contenuta nella mozione (che cosa si intende per “ideologia o teoria gender”? Chi gestirà gli sportelli? Con quali competenze?), rischi di mettere in seria discussione la libertà di espressione e d’insegnamento propria di uno Stato democratico, laico e pluralista. In assenza di una definizione esplicita, l’utilizzo dell’espressione “ideologia gender” risulta potenzialmente distorsivo, lasciando aperta la porta alla totale arbitrarietà di giudizio.

In questo modo, gli “sportelli anti-gender” diventano strumenti discrezionali di censura, creando di fatto un clima intimidatorio all’interno delle istituzioni scolastiche ed educative.

In secondo luogo, riteniamo che alle famiglie spetti il compito fondamentale di formare la persona, mentre alla scuola e a una società plurale, democratica e inclusiva spetti il compito di formare le/i future/i cittadine/i, nel rispetto delle differenze di genere, orientamento sessuale, modelli culturali, visioni del mondo e tipologie familiari di appartenenza.

Riconosciamo il valore del percorso che la scuola italiana ha realizzato negli ultimi decenni in termini di inclusione, pluralismo e confronto. Difendiamo, dunque, da qualsiasi ingerenza, la libertà di insegnamento, l’autonomia didattica e l’apertura alla società: il rispetto di questi valori ha infatti consentito alla scuola pubblica italiana di far crescere ragazze e ragazzi consapevoli e capaci di leggere e confrontarsi con la crescente complessità della società. Anziché sprecare risorse pubbliche nell’attivazione di sportelli di dubbia utilità e impregnati di ideologismi, chiediamo alla Giunta di rafforzare i servizi che già esistono sul territorio e lavorano in rete per rispondere alle diverse forme di disagio e violenza (consultori, sert, centri antiviolenza, e così via).

Per adesione: [email protected]»