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Ragazzo suicida Palermo, Azzolina: “Sì a educazione all’affettività a scuola, chi parla di teoria gender è in mala fede”

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La tragedia relativa al ragazzo di 13 anni che, sabato scorso, si è tolto la vita ha scioccato l’intero Paese. Si ipotizza che il giovane studente fosse vittima di bullismo, forse a causa del suo orientamento sessuale. L’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto la sua su X.

“Tredicenne morto suicida, indagini sulle chat: ‘Sei gay, una femminuccia’. Se fossero queste le motivazioni del gesto tragico dello studente, ribadirei la necessità di fare educazione all’affettività nelle scuole e di occuparsi seriamente di bullismo e cyberbullismo”, ha esordito. “Chi si ostina a parlare di ‘teoria gender’ è palesemente in mala fede”, ha chiosato.

Toni accesissimi

Proprio sul tema dell’educazione all’affettività e alla sessualità in questi mesi si è aperto un feroce dibattito che ha visto schierarsi due parti opposte, principalmente: chi crede che siano necessarie e chi no. Forti momenti di attrito si sono vissuti il 5 ottobre nell’Aula della Camera a seguito della richiesta del M5s di introdurre “l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale” nella scuola primaria e media. La maggioranza parlamentare ha bocciato il testo, ma prima c’è stato un vivace scambio di battute tra il leghista Rossano Sasso, che già aveva espresso tutta la sua contrarietà al progetto, ed i banchi dei pentastellati e del Partito democratico.

I toni si sono accesi a seguito dell’intervento dell’on. Sasso: “Finché ci sarà la Lega al Governo – ha detto l’ex sottosegretario – la propaganda di gender se la scordano i colleghi del Movimento 5 Stelle. Se proprio ci tengono tanto a violare quanto previsto anche da una circolare, la n. 1972 del 2015, fatta dal Governo Renzi, quindi da un Governo comunque di centrosinistra, che la vieta in assoluto, e se proprio ci tengono a fare educazione sessuale a bambini di 6 anni, se la facciano nelle loro sedi di partito e non approfittino della scuola, senza il consenso dei genitori, obbligando dei bambini alle loro porcherie”.

La parola ‘porcherie’ ha immediatamente fatto scattare le proteste del Centro-Sinistra. La vicepresidente della Camera Anna Ascani (Pd), in particolare, ha replicato all’on. Rossano Sasso sostenendo che “l’espressione ‘le loro porcherie’ non è consentita ed è offensiva nei confronti dei colleghi”.

Controreplica del deputato leghista: “accolgo il suo invito e mi diletterò nell’individuare dei sinonimi di porcherie: nefandezze, oscenità, turpiloquio, perché questo è quello che prevede l’educazione sessuale”.

Ci sono state ancora tensioni alla Camera tra Rossano Sasso, Lega, e gli esponenti di Movimento5Stelle e Angelo Bonelli di Europa Verde in merito alla questione della possibile introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole anche a fine ottobre.

“Il centrodestra farà muro contro quella che io definisco una nefandezza nelle nostre scuole”. Sasso parla di “un contenuto degradante, perché è sinonimo di degrado pensare di insegnare l’educazione sessuale a un bambino di 6 anni”.

Il timore dei genitori

Ricordiamo, per completezza, che dal 2012 le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 prevedono già che alla fine della classe quinta primaria l’alunno dovrà “acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità”. 

Qualche tempo fa La Tecnica della Scuola ha realizzato un sondaggio, da cui è emerso un certo timore da parte dei genitori e degli stessi ragazzi, tanto che ben in 7 casi su 10 si sono detti contrari.

Anche gli addetti ai lavori sembrano piuttosto divisi. Ad esempio la dirigente scolastica Anna Raccuia, a capo di un istituto comprensivo del Mantovano, favorevole all’inclusione di questi temi anche alla primaria, ha rifiutato qualsiasi accostamento alla “Teoria gender?”: ascoltata dalla nostra redazione, a seguito delle polemiche e delle accuse scatenate dall’associazione Pro Vita, sostenute anche dall’ex sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, la ds ha respinto le accuse su un presunto “indottrinamento” della scuola nei confronti degli studenti, dal quale i docenti si sarebbero dissociati.