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A Bolzano si richiamano i prof in pensione

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Richiamare dietro la cattedra gli insegnanti in pensione per favorire l’apprendimento dell’italiano, ma anche del tedesco ai figli di migranti in Alto Adige: la decisione è stata presa dalla giunta provinciale altoatesina, che si sarebbe ispirata ai volontari del servizio nonni-vigili per la sicurezza stradale davanti alle scuole: “gli ex maestri nel loro tempo libero aiuteranno i ragazzi a migliorare la loro conoscenza linguistica, facilitando così la loro integrazione”, hanno spiegato in una nota congiunta il governatore Arno Kompatscher e l’assessore Philipp Achammer.

Sull’iniziativa si è espressa, negativamente, l’Anief. Che parla “di superficialità quasi imbarazzante” e associa la decisione a quella presa, con diverse similitudini, qualche mese fa a Brescia.

“Quanto sta accadendo in Alto Adige – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – rappresenta purtroppo un altro esempio di come lo Stato stia gradualmente abbandonando il suo ruolo di garante del diritto allo studio e alla formazione dei giovani. Invece di distribuire dei fondi nazionali da utilizzare per assicurare l’insegnamento della lingua ai figli dei migranti, ci si affida al buon cuore dei docenti in pensione. Dimenticando che vi sono migliaia di docenti precari, selezionati e formati, che da anni insegnano nelle scuole ma che per essere stabilizzati devono attendere anche decenni. Il tutto contravvenendo ad una precisa direttiva comunitaria”.

“Anief – continua Pacifico – non ha nulla contro il volontariato, che considera un prezioso atto di sostegno al prossimo. Ma come sindacato e come lavoratori non possiamo accettarlo. Perchè vi sono dei contesti, come quello scolastico, la cui applicazione risulta incompatibile. Approfittare dello spirito di sacrificio e del senso di responsabilità degli ex docenti, disposti a tornare dietro la cattedra a titolo gratuito, significa non avere rispetto per quei giovani, considerati evidentemente di serie B, a cui sono destinate le lezioni. Come significa non avere rispetto per i giovani in cerca di occupazione. Ad iniziare dagli oltre 300mila laureati e abilitati che attendono di essere convocati per una supplenza”.