
Il settore dell’istruzione, anche grazie alla “rilevante” spinta del Pnrr, fa registrare quest’anno “buone performance”, tuttavia rimangono tutti da sciogliere i nodi delle competenze non sempre adeguate agli standard richiesti, soprattutto al Meridione, e quello della transizione scuola-lavoro. Ma a preoccupare è soprattutto il calo di iscritti. A sostenerlo è il Cnel, con la Relazione sui servizi pubblici 2025: lo studio evidenzia “la debolezza dell’orientamento” e “lo scarto che ancora permane nel livello delle competenze degli studenti italiani rispetto alla media Ocse, soprattutto nelle Regioni del Sud”.
La riduzione del demografico ha provocato, tra il 2019 e il 2024, la cancellazione di oltre 300mila alunni iscritti. E questa non è una buona notizia per le scuole, diverse delle quali con questo trend sono destinate e perdere l’autonomia – conseguenza del “taglione” collegato al dimensionamento scolastico – e in certi casi anche ad essere cancellate.
E anche in chiave organici, di docenti e personale Ata, dopo anni di mantenimento della stessa quota, il decremento appare inevitabile (come già è accaduto con l’ultima Legge di Bilancio che ha sottratto circa 5.600 insegnanti e anche alcune migliaia di Ata, provvedimento ques’ultimo poi slittato di un anno).
Anche il tasso di occupazione dei laureati italiani a tre anni dal titolo lascia a desiderare: in Italia risulta il 74% contro una media Ue dell’82%. La relazione segnala, inoltre, come solo il 9% degli adulti tra i 25 e i 64 anni partecipi ad attività di formazione continua.
Sul fronte dell’infanzia, il Cnel ha registrato un incremento sia di spesa sia di servizi nel sistema 0-6 anni. La quota di bambini fino a 3 anni che accedono a nidi e servizi integrativi è salita al 38,5% (25,5% nel 2012).
“Restano tuttavia marcate disparità territoriali”, evidenzia il Cnel. Quanto al personale educativo la crescita è stata del 17% tra il 2018 e il 2023.
Il Cnel ha anche registrato “evidenti segnali di miglioramento” sulla dispersione scolastica: la percentuale di giovani 18-24enni che abbandonano gli studi si è attestata nel 2024 al 9,8%. “Per la prima volta il dato è sotto il 10%, un risultato storico soprattutto se raffrontato al 22,9% del 2004”.




