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Azzolina vuole sacrifici a Natale per tornare tutti a scuola a gennaio. Tre giorni di proteste: basta DaD [IL PUNTO]

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Ormai quello del ritorno alla scuola in presenza il 7 gennaio, con tanto di prefetture coinvolte, è diventato uno dei leitmotiv prenatalizi: sfumata la possibilità di riprendere in questi giorni, la stessa ministra dell’Istruzione non si sottrae all’occasione di schierarsi sempre più apertamente per il rientro subito dopo la Befana.

“Il nostro obiettivo – ha scritto su facebook nella serata del 10 dicembre – è di far tornare a scuola in presenza, subito dopo le feste, anche le studentesse e gli studenti delle scuole superiori. Questo dipende da noi”.

Azzolina: terza ondata non collegata alla scuola

Lucia Azzolina ha quindi citato il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo e ha detto che “non è corretto parlare dell’ipotesi di una terza ondata legata alla scuola”: la ministra ha sottolineato che “neanche la seconda è collegata alla scuola. Il rischio non è la riapertura il 7 gennaio delle scuole superiori, ma i comportamenti non corretti che potrebbero avvenire da oggi a tutto il periodo delle vacanze”.

Secondo la titolare del MI, “se durante il periodo di Natale rispetteremo le direttive, proteggeremo anche la scuola”.

Quindi, bisogna fare “sacrifici per evitare un nuovo lockdown, come ha detto il presidente del Consiglio Conte, ma anche per tornare al più presto a scuola”.

Il prof Bianchi: il problema è come tornare

Sulla ripresa delle lezioni a scuola si è anche occupato Patrizio Bianchi, che è stato coordinatore del Comitato di esperti al ministero dell’Istruzione: durante un’audizione in Commissione Istruzione in Senato, il professore ha detto che “siamo mettendo tanta enfasi al tema del rientro a scuola, ma il problema non è la data in cui tornare ma di fare sì che la scuola del futuro non sia la riproposizione di quella che si aveva prima del Covid”.

Secondo Bianchi, inoltre, per tornare in sicurezza “serve il 15% di docenti in più. Per Bianchi è fondamentale “adeguare la nostra scuola ai bisogni di comunicazione e apprendimento per i ragazzi nella nostra epoca”. Infine, ha ricordato che in alcune aree un ragazzo su tre è oggetto di dispersione scolastica, quindi “bisogna dare fortissima spinta al sistema istruzione”.

Tornano le proteste: la scuola è in classe

Intanto, proseguono le mobilitazioni davanti alle scuole italiane per chiedere la riapertura di tutti gli istituti scolastici, di ogni ordine e grado.

Alcuni gruppi di docenti, genitori e studenti hanno fissato tre giorni, tra l’11 e il 13 dicembre, di proteste in diverse città, tra cui Faenza, Firenze, Perugia, Torino, Milano, Napoli, Salerno, Mantova, Verona, Vicenza, Mestre, Padova, Treviso.

Priorità alla Scuola di nuovo mobilitato

Venerdì 11 dicembre, Priorità alla Scuola parteciperà al convegno di Formazione del Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica), a cui sono iscritti oltre 1.000 docenti: l’iniziativa sarà trasmesso in diretta Facebook, dalle 9 alle 13, organizzato dai Cobas Scuola.

Il Comitato, nato in Toscana e poi allargato in molte Regioni, sostiene che il governo deve adoperarsi per la “tutela del diritto allo studio e il potenziamento dei trasporti pubblici in orario scolastico e dei servizi di medicina scolastica”.

Infine, ha chiesto “una veloce conclusione delle nomine dei docenti in modo tale che tutte le scuole possano restare aperte in continuità e in sicurezza”: alle soglie del Natale, in effetti, qualche migliaio di nomine devono ancora essere portate a termine, a partire da quelle di sostegno.