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Caso 150 euro da restituire, uno scontro reale tra Miur e Mef pensando all’abrogazione del FIS

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Il caso dei 150 euro lordi che buona parte del personale docente era tenuto a restituire a causa di un provvedimento scellerato emanato dalla Presidenza della Repubblica sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e del Ministro dell’economia e delle finanze ovvero il Decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122 che prorogava fino al 31 dicembre 2013 l’art. 9, comma 23, D.L. 78/2010, relativo al blocco degli automatismi stipendiali per il personale del Comparto Scuola sembra giungere, a parole, ad una soluzione.
Un problema dovuto, come già avevo avuto modo di anticipare, a parer mio, probabilmente ad una mancata comunicazione tra il Miur ed il Mef, ovvero una incomprensione, una mancanza di coordinamento, che ha delle origini ben certe ed anche note. Due organi dello Stato che da qualche tempo continuano ad essere in stato di conflittualità, vedi per esempio il caso della commissione medica per la vicenda dei docenti idonei ad altri compiti.
I Ministri, che dovrebbero conferire l’indirizzo politico ai ministeri di competenza, sono spesso persone che non conoscono i meccanismi della burocrazia ministeriale, sono espressione di nomina politica, pur avendo a volte certe competenze, ma in ogni caso sempre di passaggio. Non sono invece di passaggio i funzionari od i dirigenti del Miur e del Mef. Sono loro che scrivono o suggeriscono certe e date norme giuridiche che poi vengono tradotte in Legge. I Ministri dovrebbero vigilare, ma non tutto è controllabile, specialmente nel settore della scuola ove la complessità della materia necessita anni ed anni di studio e prassi per conoscere e comprendere i meccanismi di un sistema complesso ma anche disarticolato. I Ministri non conoscono la materia, la conoscono invece i tecnici del Ministero. Cosa è successo? Il blocco degli scatti era fatto notorio, così come notorio era il D.P.R. del 4 settembre 2013 che prorogava il tutto.
Probabilmente per accontentare qualche organizzazione sindacale che era in seria difficoltà, qualcuno ha deciso di forzare la mano, ovvero riconoscere gli scatti retributivi pur sapendo che ciò andava a scontrarsi con un provvedimento legislativo, anche se indegno, ma importante. Qualcuno avrà pensato, nel tipico ragionamento all’italiana, tanto si troverà una soluzione. Trascorrono i giorni, le settimane, ed ecco la famigerata nota del Mef, poi la denuncia dei Cobas, dei Cinque stelle, dei sindacati rappresentativi, fino all’intervento di Renzi. Ed apriti cielo. Il Governo, per ovvie ragioni politiche, comunica che cercherà una soluzione, offrendo sul piatto d’argento una vittoria potenziale nella scuola a Renzi che ovviamente ne risentirà positivamente dal punto di vista elettorale.
Intanto il Miur deve fare i conti con le casse sempre più vuote, cosa che si continua a sottovalutare cercando, di volta in volta, di porre tamponi nei confronti di una falla che è incontenibile. Lo scontro tra Miur e Mef, tra tecnici del Miur e Mef, non è il primo e non sarà l’ultimo, questo è certo, specialmente nell’epoca del pareggio di bilancio che da primo gennaio 2014 è entrato in vigore nella nostra Costituzione.
Si deve capire anche quanto quella norma indegna incideva sul consolidamento delle misure di razionalizzazione e contenimento della spesa in materia di pubblico impiego adottate nell’ambito della manovra di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 e si deve altresì comprendere dove verranno spostate le somme di danaro contabilizzate per sanare una indecorosa manovra governativa o da dove si attingerà. Probabilmente si colpirà, ancora, il Fis.
Il Fis nella sua complessità, con le sue varie voci, ammonta mediamente a più di un miliardo di euro. I docenti nella scuola sono circa 700 mila, se poi aggiungiamo gli Ata arriviamo a circa un milione di dipendenti. Destinare a pioggia il Fis ai dipendenti della scuola visto che si tratta di soldi già destinati alla scuola ed appartenenti al personale scolastico, significherebbe riconoscere una piccola quattordicesima ai medesimi, cosa da non poco conto, specialmente in questo tempo di crisi dove le retribuzioni sono ferme e non adeguate né al reale costo della vita, né al reale lavoro svolto dal personale scolastico.