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Concorsi ordinari e straordinari, solo e sempre test a crocette. Una pura farsa

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Sono un docente precario di italiano e storia alle scuole superiori di Milano e vi scrivo riguardo il concorso straordinario annunciato dal governo per il prossimo autunno.

Quando è stato bandito quello precedente io non ho potuto farlo perché ero arrivato da poco nella scuola, avevo fatto tre anni alle elementari e, quindi, ero senza requisiti.

Ho dovuto ripiegare sul concorso ordinario che è stata una grandissima presa in giro: quesiti a risposta multipla tipo quiz del compianto Mike Bongiorno, cioè un banale nozionismo per cui si conosce o meno la risposta per semplice fortuna. Faccio un esempio: ricordo che è stata proposta una poesia di Ungaretti, mai vista né sentita, e la domanda era: a quale raccolta appartiene questa poesia? Non “commenta la poesia”, “racconta la vita e la poetica di Ungaretti e legala a ciò che scrive in questi versi”, no, solo: a quale raccolta appartiene? E le quattro possibili risposte.

Questo tipo di concorsi c’entra con la selezione dei docenti, con la verifica delle loro capacità, di come sono e cosa possono fare in classe? Per nulla. Qui anche il primo che passa, se per puro caso sa la risposta, può vincere lasciando indietro persone con decenni di esperienza. Però mi sono detto: vabbè, evidentemente il concorso ordinario, che ha ottenuto l’«ottimo risultato» di bocciature oltre il 90% anche di docenti da decenni nella scuola – il tutto con il complice silenzio dei sindacati – serve come facciata, per far vedere che “un concorso è stato fatto” ma con nessuna intenzione di risolvere l’annoso problema del precariato.

Bene. Ora arriva il concorso straordinario. E mi sono detto: perfetto, ora che sono nella scuola da otto anni, ho ben oltre i famosi 36 mesi sulla mia classe di concorso in quanto sono poi passato alle scuole superiori, ho pure i 24 cfu fatti anni fa, avrò la mia possibilità, è una prova solo orale. Invece si scopre che, sempre nel silenzio complice dei sindacati, la prova sarà scritta e orale, con le solite rispostine a scelta multipla. Il quiz. Cioè ci si basa sulla semplice fortuna, tipo: ma quando scrisse il Paradiso Dante era vestito di rosso o di verde? Lo sai se, per puro, caso, hai letto da qualche parte come era vestito Dante all’epoca, come per la poesia di Ungaretti sai in che raccolta si trova se, per puro caso, ti è capitato di saperlo e se, per puro caso, ti capita che la domanda sia proprio su quella poesia di cui conosci dettagli sostanzialmente inutili.

Il problema è che, per superare il quiz, dovresti conoscere, nel dettaglio, le raccolte e le poesie di tutti i poeti di tutti i secoli della letteratura italiana, ma anche tutti i romanzi, i racconti, le lettere, i diari, ogni singola riga scritta da chiunque, il che è evidentemente impossibile.

Preciso che, grazie al fatto di insegnare italiano ed essere, quindi, necessario in ogni tipo e grado di scuola al pari di chi insegna matematica, grazie al fatto di essere nella provincia di Milano, dunque con centinaia di istituti a disposizione, da anni ho i contratti annuali, quindi, per me, può essere quasi lo stesso essere di ruolo o precario. Però vorrei stabilizzarmi. Ma come è possibile con i concorsi-farsa di cui sopra? Allora ho capito: in realtà le selezioni servono soltanto a far vedere che “eeeh, ma noi facciamo i concorsi, cosa volete?” ma non c’è nessuna intenzione di risolvere il precariato su cui anche l’Europa ha avuto da ridire.

Sono solo operazioni di facciata per mettere a posto le coscienze di tutti, governo, sindacati, funzionari etc. e lasciare la situazione così come è. Ovvio: un docente di ruolo costa una cifra molto superiore rispetto ad uno che paghi tre mesi, sei mesi, nove mesi, io stesso, pur con i contratti annuali, costo un po’ meno rispetto ad uno di ruolo, non ho scatti stipendiali (su cui ho già presentato ricorso), ho un’interruzione del contratto anche se di pochi giorni, ho una tredicesima soddisfacente ma più bassa. Tutto a vantaggio delle casse statali.

Figuriamoci se tutti i precari da decenni nella scuola fossero stabilizzati in un colpo solo: il bilancio italiano farebbe il botto. Meglio, quindi, prendere per i fondelli le persone e tenerle in sospeso, tanto il risultato c’è lo stesso: in classe qualcuno va, le lezioni si fanno, le cattedre, alla fine, si coprono e l’anno scolastico procede. Chi lo fa fare al governo di sistemare le situazioni instabili? Non è cambiato nulla con questo Ministro, così come non è cambiato con chi lo ha preceduto e non cambierà con chi lo seguirà. Il concorso straordinario è in sostanza un concorso ordinario, tutto basato sulla sorte e il destino, con alla base tutto tranne che lo volontà di regolarizzare.

Parliamo poi dell’abilitazione. Si dovrà averla per la propria materia per partecipare ai concorsi. E fin qui niente da dire, ci può stare. Peccato che i corsi per ottenerla siano privati, sono fatti dalle università e costano, minimo 2 mila euro.

Cioè, oltre alla farsa anche la rapina: un precario senza abilitazione, se vuole fare un tentativo di stabilizzarsi (con tutte le questioni di cui sopra) deve pure tirare fuori 2 mila euro così, al volo – sempre nel silenzio complice dei sindacati. Per il momento si prevede che si ottenga in seguito al concorso, e un docente che vince può anche chiedere un finanziamento per pagarsela, ma poi bisognerà averla prima per partecipare. E chi ce li dà? La mamma, il papà, il nonno, la nonna, dove li troviamo? Dobbiamo rubare, rapinare, aprire un profilo su OnlyFans? Altro elemento che fa capire come, in realtà, non ci sia nessuna volontà di sistemare i precari, non si voglia stabilizzare nessuno e si intenda proseguire con un sistema che fa comodo a tutti, specie alle casse statali. La solita storia già vista.

Andrea Baiocco

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