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Covid, ecco perché con un contagio si va in DaD: l’esercito di Figliuolo ha fatto i tamponi solo in 300 scuole su 8.200!

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Nelle ultime settimane, il supporto della struttura emergenziale alle scuole per limitare la DaD, attraverso l’intervento dell’esercito, si è limitato a 12mila tamponi effettuati sugli studenti di 300 istituti. Quindi, sul 3,6% delle scuole. Trova riscontro nei numeri, quindi, la denuncia dei giorni scorsi della Tecnica della Scuola sulla non applicazione della Circolare che avrebbe dovuto garantire un tracciamento più capillare in tutte le scuole senza perdere nemmeno un giorno di scuola qualora si fosse registrato un solo contagio in classe. Quel protocollo di gestione delle quarantene a scuola, cambiato due volte nel giro di 24 ore, tranne qualche eccezione non è stato mai adottato. Perché le Asl, oberate di lavoro, soprattutto dei capoluoghi, hanno continuato a rispondere e ad effettuare i tamponi dopo giorni. E nemmeno le strutture dell’esercito sono intervenute. A confermarlo, il 23 dicembre, con qualche imbarazzo, è stato commissario straordinario all’emergenza Coronavirus.

Interventi solo sul 3,6% di scuole

Mentre visitava il centro vaccinale pediatrico allestito nel museo dei bambini di Roma Explora, Francesco Paolo Figliuolo ha detto che “per i tamponi noi come Difesa stiamo cercando di supportare le Asl e le Regioni. In questo momento siamo intervenuti in sei Regioni, abbiamo fatto circa 12mila tamponi in più di 300 istituti” scolastici.

Quindi, considerando che gli istituti autonomi sono più di 8.200, l’esercito ha effettuato i tamponi solo sul 3,6% degli istituti. Ammesso che non in tutti era necessario intervenire, la percentuale è a dir poco modesta. Anche lo stesso intervento appena su sei regioni, piuttosto che sulle venti totali, è significativo.

“Noi come difesa il nostro ce lo mettiamo”

Lo stesso commissario straordinario lo dice: “Ovviamente mi rendo conto che non è la risoluzione di tutti i mali ma comunque noi come difesa il nostro ce lo mettiamo”, ha concluso il generale.

Tra l’altro, dal generale non è arrivato nemmeno un impegno a coprire più scuole e regioni, magari con il nuovo anno: una disponibilità che avrebbe permesso di gestire meglio il ritorno in presenza dopo l’Epifania, garantito il 22 dicembre sia dal ministro dell’Istruzione che dal premier.

L’impegno di fine novembre

La richiesta al commissario straordinario per effettuare i tamponi era partita dal Consiglio dei Ministri a fine novembre. Il generale Francesco Paolo Figliuolo aveva elaborato un piano di intervento di screening per le scuole potenziato grazie appunto agli assetti militari.

Era previsto l’impiego della rete degli 11 laboratori della Difesa, già presente in otto Regioni, in modo da processare tamponi molecolari effettuati a domicilio da team mobili militari, oltre al possibile dispiegamento di due laboratori mobili. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato.

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