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Decreto sul secondo ciclo: per opposizione e sindacati “manca l’accordo con le Regioni”

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Sono vibranti e sentite le prime reazioni politiche al decreto approvato dal Consiglio dei Ministri sulla riforma del secondo ciclo. Pressoché unanime la contrarietà dell’opposizione, che punta il dito sul mancato coinvolgimento delle Regioni che su questa materia, secondo la revisione del titolo V della Costituzione, detengono un ampio margine di competenze. "Credo che senza il consenso delle commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni – ha fatto sapere Gianni Manzini della Margherita, già Sottosegretario dell’Istruzione – questo decreto, per di più senza adeguata copertura finanziaria farà molta fatica a diventare legge. Non sappiamo se dopo un iter così tormentato – ha continuato Manzini – questo ennesimo testo sia riuscito a risolvere i due problemi fondamentali : il rapporto tra percorso locale e percorso tecnologico e l’assurda separazione tra licei ed istituti professionali che prefigura una scuola di serie A ed una di serie B". Contraria al provvedimento anche la senatrice Maria Chiara Acciarini, capogruppo Ds nella commissione Istruzione: "Il ministro Moratti sembra un generale senza esercito che, solo, continua a fare piani quinquennali che entreranno in vigore in tempi in cui non sarà più ministro. Quanto è stato approvato dal Consiglio dei ministri – sottolinea Acciarini – è il risultato di un intervento calato dall’alto, che non tiene conto della realtà della scuola superiore italiana, nella quale è in corso un percorso unitario volto a ridurre le differenze tra la scuola per chi prosegue gli studi e la scuola per chi si inserisce nel mondo del lavoro".

Un no secco al decreto giunge anche dall’Unione degli Studenti: "E’ una giornata nera per la scuola italiana – fa sapere l’associazione studentesca attraverso una nota – perché tutte le modifiche effettuate in questi mesi al decreto – affermano – non sono frutto del confronto con le parti sociali e con la società civile ma sono frutto solo di accordi e mediazioni tra il Governo e Confindustria e tra i vari partiti della maggioranza, che si sono fortemente divisi su questo decreto. Le associazioni studentesche e gli organi rappresentativi degli studenti non sono mai stati tenuti in considerazione".Secondo l’Uds " rimane in tutta la sua drammaticità il divario incolmabile tra i due canali della formazione professionale e dei licei: questa riforma aggira facendosene beffe, lo statuto degli studenti e delle studentesse. Ci appelliamo pertanto al centro-sinistra che dopo l’ultima tornata elettorale governa quasi tutte le regioni italiane affinché in Conferenza Stato-Regioni, ascoltando le rivendicazioni di chi in questi anni è sceso in piazza contro la Moratti, faccia di tutto per fermare il decreto attuativo".

Non mancano comunque gli schieramenti di difesa del decreto di riforma: "Le polemiche della sinistra – afferma Fabio Garagnani, capogruppo di Forza Italia in Commissione Cultura della Camera – sono fuori luogo. Con l’approvazione del quarto decreto attuativo della riforma Moratti si compie un passo in avanti che pone il nostro Paese in linea con i partner europei più evoluti. Con il completamento della riforma scolastica si riconoscono le varie peculiarità e le attitudini degli studenti che non vengono obbligati – dichiara l’esponente azzurro – ad aderire ad un unico progetto formativo ma che invece potranno scegliere tra varie opzioni, tutte ugualmente meritevoli di attenzione e di pari dignità. Viene, inoltre, salvaguardato il giusto criterio della meritocrazia e dello sviluppo delle potenzialità individuali". Anche dalla Confindustria il giudizio è tutto sommato favorevole: "Con il decreto sul secondo ciclo – afferma Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria con delega all’education – è stata completata la nuova architettura della scuola secondaria. Sarà ora necessario uno stretto collegamento con il territorio, anche attraverso i centri polivalenti per favorire una vera e consistente autonomia delle scuole e per facilitare il colloquio con le imprese. C’è da augurarsi che l’iter del decreto vada avanti speditamente".
Dal fronte sindacale il provvedimento è considerato in maniera del tutto negativa. "Il testo approvato – spiega Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola – non ha visto il necessario approfondimento con i sindacati. Soprattutto è rimasta elusa la forte richiesta di prevedere un confronto triangolare Governo-Sindacati-Regioni per dare certezze al personale coinvolto in questa riforma. Il rischio è che ora venga meno l’impianto unitario e nazionale del nostro sistema di istruzione che è uno dei pochi sistemi unificanti del nostro Paese: smembrarlo significa rompere un tessuto sul quale generazioni di cittadini sono cresciuti. A questo punto sarebbe più saggio fermare i motori e aprire una discussione in grado di costruire un processo di riforma della secondaria, di cui l’Italia è in attesa dal 1963, condiviso e partecipato".

Ancora più duro il giudizio di Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil, secondo cui "il Cdm ha approvato un testo che è il frutto di un lungo lavorio in segrete stanze a cui non si è ritenuto di dover far partecipare nessuno dei soggetti a cui il ministro in persona, dal lontano 13 gennaio 2005, aveva, al contrario, garantito un percorso di confronto continuo. Quello approvato oggi in Consiglio dei ministri sulla riforma della scuola secondaria è un brutto provvedimento: lo scontro con il sindacato sarà durissimo: i sindacati hanno incontrato il ministro alcuni mesi fa e una decina di bozze fa: nel frattempo la scuola si è mobilitata, centinaia i pronunciamenti contrari dei collegi docenti e le iniziative anche di occupazione delle scuole da parte di docenti, studenti genitori. Nessuna attenzione a tutto ciò, solo l’ennesima conferma che per il Governo il confronto è un optional". Sotto accusa, per la Cgil, anche l’impianto "duale" del provvedimento: "la nuova secondaria – dice Panini – sarebbe costituite da due sistemi ben distinti. Per la formazione professionale ci sono poche e generiche indicazioni, per cui ci troveremo di fronte a venti sistemi regionali di formazione differenti fra loro da cui dovrebbe essere possibile, così ci si vuol far credere, passare al sistema dei licei. Per i licei si tende a rassicurare tutti, nonostante si taglino ore, discipline, laboratori e si confermi il fatto che i licei sono propedeutici e, quindi, non rilasciano diplomi. Che gli istituti tecnici siano salvi rimane un mistero assoluto per chi vuole misurarsi con il testo del decreto e non con le favole". Pronta a dare battaglia anche la Gilda, eloquenti le parole di Alessandro Ameli, coordinatore nazionale: "agiremo in tutte le sedi istituzionali (Conferenza Unificata Stato-Regioni, Commissioni Parlamentari, Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione) nelle quali il Decreto dovrà essere vagliato, affinché una riforma che pregiudica in maniera irreparabile il futuro delle giovani generazioni non sia portata a compimento".