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Dimissioni Draghi: cosa accadrà nella scuola? Il dopo Bianchi – Rivedi la diretta

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Il Governo Draghi sembra giunto al capolinea, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio rassegnate al Quirinale. Mario Draghi, con i suoi ministri, resterà in carica solo per gli affari correnti e ordinari. A questo punto nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglierà le Camere, ricevendo la presidente del Senato Elisabetta Casellati per le 16:30, e il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico alle 17.

Cosa accadrà nel mondo della scuola? I tre nodi da sciogliere, come abbiamo più volte spiegato, sono il rinnovo del contratto; la riforma del reclutamento e della formazione docenti, introdotta con Decreto Legge 36 del 30 aprile 2022, convertito con modificazioni dalla L. 29 giugno 2022, n. 79; le altre riforme e in generale tutte le questioni legate al Pnrr. Ne parliamo con l’esperto di politiche scolastiche Marco Campione nel prossimo appuntamento di Tecnica risponde LIVE, oggi 21 luglio alle ore 15:30. A conversare con l’esperto sarà il nostro direttore, Alessandro Giuliani.

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Quanto alla prima preoccupazione, quella relativa al rinnovo contrattuale (è in ballo quello 2019-2021), i sindacati temono che si freni sulla trattativa poiché le risorse con la nuova Legge di Bilancio sarebbero ad alto rischio. Per quanto riguarda, invece l’attuazione delle riforme scolastiche (in gran parte legate al Pnrr), la partita si gioca attorno alla distinzione tra affari correnti (atti dovuti o urgenti), e questioni procrastinabili.

Quali sono gli affari correnti?

Di cosa potranno occuparsi Draghi e i suoi ministri? Secondo il portale Openpolis.It, citato dal quotidiano La Repubblica, il governo potrà emanare decreti legge in quanto dettati da casi di necessità e urgenza ed esaminare i relativi disegni di conversione; esaminare i disegni di legge di ratifica dei trattati, i ddl di delegazione europea e della legge europea se si tratta di atti dovuti, in quanto adempimento ad obblighi internazionali o derivanti dall’appartenenza all’Ue. Non dovrà adottare nuovi regolamenti ministeriali o governativi, a meno che la legge o obblighi internazionali non impongano altrimenti, oppure che siano necessari per l’operatività della pubblica amministrazione o per l’attuazione di riforme già approvate dal parlamento.

E quest’ultimo (l’eventuale regolamento necessario per l’attuazione di una riforma), potrebbe essere il caso che ci riguarda. Infatti, in vista dell’attuazione del Decreto Legge 36 del 30 aprile 2022, convertito con modificazioni dalla L. 29 giugno 2022, n. 79, siamo in attesa del Dpcm (che avrebbe dovuto essere approvato entro fine luglio) e di altri decreti e regolamenti che dovranno mettere a terra una serie di regole applicative del decreto 36, dalla questione dei crediti, al costo del percorso abilitante, all’accreditamento degli enti responsabili dell’abilitazione e molto altro. Insomma, staremo a vedere se il ministro Bianchi, in uscita, spingerà per portare a termine quanto ha cominciato.