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Dopo il voto, via al toto-ministri

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E adesso, dopo il voto, quali scenari si aprono nella scuola ?
E’ presto per tracciare un quadro completo, ma qualche previsione forse si può già fare.
La prima considerazione riguarda ovviamente l’esito estremamente incerto delle elezioni: al di là dei numeri (alla Camera la maggioranza sarà pressochè “blindata”) resta il fatto che il nuovo Governo dovrà necessariamente tenere conto che la metà del Paese non è favorevole al programma dell’Unione.
E di questa situazione il futuro Presidente del Consiglio dovrà tenere conto al momento della designazione del nuovo Ministro dell’Istruzione.
Ecco perché su molti dei nomi circolati nelle ultime settimane le perplessità sono del tutto legittime: per esempio è difficile pensare che la diessina Mariangela Bastico, assessore all’istruzione della Regione Emilia-Romagna, possa disporre del consenso necessario per tenere d’accordo una maggioranza assai composita riuscendo al tempo stesso a fare i conti tutti i giorni con l’opposizione del centro-destra.
Persino il nome di Silvia Costa della Margherita, assessore all’Istruzione della Regione Lazio e coordinatrice della IX Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni, non sembra poter mettere d’accordo tutti.
Fuori gioco sembra essere anche il professore Umberto Eco: appena conosciuto l’esito del voto i due sindacati principali (Cgil e Cisl) hanno già fatto sapere che il futuro Ministro dovrà essere un politico “puro” capace di ricercare e ottenere il consenso delle parti sociali.
Proprio per questo sembra più credibile l’ipotesi di Clemente Mastella anche se la sua formazione politica non ha raggiunto un risultato elettorale particolarmente significativo.
Per il resto è probabile che l’intero programma sulla scuola presentato dall’Unione dovrà subire un significativo ridimensionamento.
Il primo atto importante potrebbe essere l’istituzione di una commissione di esperti che riscriva le Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione
Ma, tenuto conto del risultato elettorale, è molto probabile che la commissione avrà un carattere ampiamente “bi-partisan”: ne dovranno fare parte esperti e tecnici di diverso orientamento in modo da evitare che i sostenitori della riforma Moratti ostacolino il lavoro di revisione.
C’è poi da considerare che proprio in queste ore il leader dell’Unione Romano Prodi ha già dichiarato che l’incarico di formare il nuovo Governo dovrà arrivare dal prossimo Presidente della Repubblica che sarà nominato non prima del 20 maggio.
Questo significa che il Governo potrà insediarsi, nella migliore delle ipotesi, nei primi giorni di giugno.
E allora, per la scuola, a settembre tutto resterà come prima perché non ci saranno i tempi tecnici per introdurre modifiche significative.
Al massimo ci si potrà aspettare un decreto ministeriale o un provvedimento amministrativo che sottolinei il ruolo della autonomia scolastica e ribadisca il diritto-dovere delle scuole di affrontare e risolvere in prima persona i problemi posti dalla legge 53 e dal decreto legislativo 59.
E’ molto probabile che i problemi più drammatici della scuola (organici, risorse finanziarie e precariato) rimarranno del tutto irrisolti almeno fino alla approvazione della legge finanziaria del 2007: i tempi, infatti, sono molto, molto stretti ed è difficile pensare che in un paio di mesi il nuovo Governo possa trovare soluzioni credibili.