
Negli ultimi tempi Edoardo Prati, “influencer culturale” classe 2004, appassionato di letteratura, divulgatore sui social, ospite fisso del programma “Che Tempo Che Fa“, impegnato con un tour teatrale, ma prima di tutto studente universitario di lettere classiche, sta spopolando.
In molti hanno cercato di analizzare il fenomeno che lo vede protagonista: lui è sicuramente un giovane “atipico”, e forse per questo piace a tanti adulti. Ha l’aspetto serio, è colto, preparato, parla di classici della letteratura, ha la faccia pulita. Insomma, un ragazzo diverso da molti diventati famosi su TikTok.
Di recente però Prati è stato bersaglio di varie critiche, l’ultima delle quali articolata in un pezzo pubblicato su Rivista Studio. Qui, lo studente viene accusato di aver innanzitutto creato un personaggio “artificiale” e di fare la “parte” del “secchione”.
L’articolo incriminato
Eccone alcuni stralci: “Io non ho niente contro i secchioni. Se per ‘secchione’ intendiamo una persona che a scuola e all’università ha sempre avuto una media alta, potrei pure dire di appartenere alla categoria. I film americani però ci hanno insegnato che ai secchioni si ruba la merenda, li si sbatte contro l’armadietto e si lanciano minacce in doppiaggese, ‘guardati le spalle, amico’.
La scuola pubblica italiana, invece, ci ha insegnato che chi fa la spia non è figlio di Maria e che bisogna sempre diffidare dai cocchi di mamma: forse è tutta qua, la differenza sostanziale che intercorre tra un secchione e una persona che studia e legge molto, l’adulazione che il primo esercita sull’autorità, che sia una maestra, un professore, un insegnante di qualsiasi tipo che dimostra, a sua volta, la predilezione per il bravo studente, diligente e rispettoso, puntuale e preciso, quello che non ti passerebbe mai la versione sottobanco perché la lezione te la vuole dare lui, prima ancora che Cicerone, lo stesso che alza la mano per ricordare che da correggere ci sono ancora dieci esercizi.
Quanto conta, nell’intolleranza verso i secchioni, il rapporto che questi hanno con il potere? Che sia questo il corpo docenti o i direttori di quotidiani. Perché, e qua si comincia a snocciolare il vero punto della questione, l’irritazione che mi provoca Edoardo Prati. So di essere in netta minoranza rispetto a chi invece al contrario lo trova un personaggio sano e benefico per la cultura di questo Paese, quella con cui non si mangia ma con cui si possono fare comunque dei reel per Instagram di tutto rispetto, spettacoli a teatro in tour per l’Italia e podcast di vario genere, in altre parole: dell’ottimo content.
Edoardo Prati, che in questa analisi diventa simbolo di un sistema contemporaneo più che un ragazzo indubbiamente brillante, precoce e istrionico, contiene in sé tutto l’assetto performativo del postmoderno, in ciò che potremmo chiamare, senza dare giudizio di valore ma restando su una pura constatazione, un cosplayer dell’intellettuale. La generazione dei Serra e dei Fazio, dei Vecchioni e degli Augias, residui novecenteschi di una certa manifestazione intellettuale di massa, insomma, i potenti, i professori, i presidi, è impazzita all’idea di avere un esponente delle nuove generazioni. Questi personaggi molto influenti, con anni e anni di carriera alle spalle, non vedevano l’ora di avere un Edoardo Prati che ci parla delle parole che sono più efficaci delle armi e del fatto che insegnare è ‘un atto d’amore’, il tutto in una forma sintetizzata a regola d’arte per rivivere con nostalgia quei barlumi di Novecento: girocollo, giacche con le toppe sui gomiti, ironia gaberiana.
Ma allora questi ragazzi non sono tutti dei Tony Effe con le Nike che distruggono la prima classe di Italo mentre credono di stare a Thoiry! Ma allora c’è ancora speranza, la bellezza salverà il mondo, i libri aprono la mente, le parole feriscono più delle spade, e le bombe atomiche non sono niente in confronto a un bell’Adelphi sul comodino. Io non ho niente contro i secchioni, chiaro, ma è il loro fanclub di adulti che vogliono interloquire solo con chi rispecchia precisamente la loro idea artefatta di giovane, in opposizione a tutti gli altri balordi che rovinano il mondo, che mi spaventa”.
Paolo Landi su L43 ha replicato: “Prati schizza fuori dalla massa impoverita della scuola dell’obbligo. Dovremmo forse preferire i giovani che non leggono perché la “scuola non li rappresenta?”.
La replica di Prati
Prati ha risposto con un video pubblicato su Instagram e TikTok, indirettamente, parlando del “valore del cosplay”. Ecco le sue parole: “Quando le cose vengono investite di significato diventano simboli e su questo non ci piove. Ma una fondamentale differenza che è lo scarto poi tra la mia generazione e le generazioni precedenti è che la mia generazione sa che cosa un qualcosa simboleggia lo decido io. Non lo decide più la società. La società può ricevere delle impressioni. Ma che cosa io Io voglio attribuire ad un oggetto, lo decido io, non lo decidono più gli altri. E questa è una grandissima forma di libertà”.
“Dico questo anche perché secondo me bisognerebbe essere un pochino più prudenti e meditare leggermente più a lungo perché si rischia di applicare sugli altri gli stessi schemi di giudizio che poi odiamo vengano applicati alle vittime delle nostre battaglie. Perché dire che io che vesto classico automaticamente incarno gli ideali di sessismo, maschilismo e razzismo e omofobia, come mi è stato detto, non è poi tanto diverso dal dire che una ragazza che indossa la minigonna incarna gli ideali di disponibilità e di lussuria. Quindi bisognerebbe, secondo me, essere lievemente più prudenti, se non altro per non rischiare di sembrare incoerenti in questo senso. Detto questo, aggiungo, sicuramente ci sono persone più capaci di me di parlare del tema e e lascio volentieri la palla a loro perché sono curioso di vedere anche i testi che verranno fuori da questa riflessione. I miei due centesimi li ho dati. Viva i cosplayer.”
@edoardoprati_ ♬ suono originale – Edoardo Prati