
A Castellamare di Stabia una docente di sostegno viene arrestata con l’accusa di presunti abusi nei confronti di alcuni alunni.
I particolari che stanno emergendo sono francamente piuttosto raccapriccianti ma sono anche oggetto di indagine e quindi è bene fermarsi.
Che un nutrito gruppo di genitori abbia deciso di aggredire l’insegnante è un fatto del tutto inaccettabile ma mette in luce un dato significativo: evidentemente la fiducia nei confronti della giustizia è piuttosto scarsa e quindi di fronte ad una situazione pesante e drammatica (c’è un adulto implicato in una ipotesi di reato che tocca i propri figli) si pensa che la soluzione migliore sia quella del “farsi giustizia da sé”.
Ma c’è un’altra riflessione da fare e che – lo chiariamo subito per evitare malintesi – non riguarda il caso specifico di Castellammare di cui sappiamo solo ciò che ci raccontano le cronache.
Le nostre osservazioni, insomma, non si riferiscono certamente alla docente arrestata (sarà la giustizia ordinaria a definirne le responsabilità) quanto piuttosto a quel contesto generale che dovrebbe creare le condizioni per ridurre il più possibile il disagio all’interno del sistema scolastico.
I “buchi” del reclutamento
Vogliamo dire cioè che attualmente le modalità di reclutamento del personale docente lasciano non poco a desiderare: si verificano (e non sempre) le conoscenze e le competenze disciplinari dei docenti; ma già sulle competenze pedagogiche e didattiche i “buchi” aumentano.
Negli ultimi concorsi le prove scritte, addirittura, sono ormai ridotte a “test a crocette” che possono servire, al più, a verificare le conoscenze che poco hanno poi a che fare con le capacità da mettere in atto quando si sta in classe.
Le capacità di relazionarsi con altri adulti e con gli alunni non vengono quasi considerate.
E, in tutto questo, c’è persino chi pensa che qualsiasi insegnante possa occuparsi di educazione all’affettività o alla sessualità che sono temi complessi e delicatissimi.
Test attitudinali per diventare docente?
Da anni si parla di “test attitudinali” a cui sottoporre i docenti e anche il restante personale della scuola, ma finora non se n’è fatto nulla anche perché per attivare un programma del genere ci vorrebbero tempo e anche risorse finanziarie e umane.
E così in questo contesto accade nella scuola entrano persone non sempre adeguate, grazie anche alla complicità di stipendi insufficienti e poco appetibili.
Il risultato è che non è raro trovarsi anche di fronte a docenti poco motivati e poco adatti a relazionarsi con studenti e adulti.
A maggior ragione non è facile trovare insegnanti in grado di parlare in modo sereno di sessualità e affettività: ci vogliono preparazione ma anche sensibilità e delicatezza, che sono qualità che si acquisiscono con il tempo e con l’esperienza.