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Eliminare l’anzianità di servizio dei prof? È come cancellare le ore di volo dei piloti

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Eliminare l’anzianità di servizio dei docenti è un po’ come cancellare le ore di volo dei piloti d’aereo.

A sostenerlo, con una sentita lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è una docente pensionanda: Chiara Farigu.

La missiva, che critica aspramente il recentissimo accordo sulla “chiamata diretta” stipulato tra Miur e organizzazioni sindacali, sta impazzando sui social network e sta riscuotendo un successo davvero inaspettato.

Specie tra tutti quei docenti (la maggior parte) che hanno decenni di onorato servizio alle spalle ed ora, grazie a quello che definiscono un “accordo al ribasso”, vedranno andare praticamente in fumo la valorizzazione degli anni d’insegnamento svolti, spesso in condizioni di estrema difficoltà, spirito di abnegazione e sacrificio, magari a centinaia di chilometri di distanza dalla propria famiglia.

 

Vi proponiamo, integralmente, il testo integrale della lettera:

“Cara ministra Giannini, sono appena scesa dalla giostra-scuola che gira ormai allo sbando, fuori controllo, in preda agli sbalzi d’umore del manovratore di turno. Pertanto quanto andrò ad affermare non è per portare acqua al mio mulino, ma trattasi di un punto di vista ragionato, obiettivo di chi la scuola la porterà sempre nel cuore. Mi rincresce doverglielo dire, ma più ci mette mano alla sua cosiddetta riforma e più la contorce, l’aggroviglia, la strapazza, danneggiando irrimediabilmente anche i punti fermi che da sempre la caratterizzavano. Uno di questi era l’anzianità di servizio. Che da solo non costituisce merito, è ovvio, ma che coadiuvato dai titoli e dalla formazione in itinere è il vero punto di forza. E lei invece che fa? Con un colpo di spugna lo elimina.

Quindi l’esperienza maturata sul campo non vale un fico secco. Molto più prestigioso, secondo la sua attenta valutazione e quella dei sindacati, sui quali stenderei un velo pietoso, far prevalere la certificazione di uno o più corsi frequentati (non importa dove, per quanto tempo e con quali risultati) e magari mai spendibili per la disciplina che si andrà a insegnare. Le firme raccolte per il referendum abrogativo dei 4 punti più controversi della L.107 devono aver avuto l’effetto di un terremoto nei piani altri del Miur. La “chiamata diretta “da parte dei presidi per reclutare i docenti era uno di questi. Perché non correre ai ripari, allora? Perché non intervenire prima che lo faccia la matita copiativa nel segreto dell’urna? Immediato il tavolo Miur-OO.SS. per trovare l’escamotage.

A cominciare dal nome: chiamata per competenze, al posto della contestata e mai digerita “chiamata diretta” è sembrata la via per ristabilire il dialogo e sanare la frattura col mondo della scuola. Sbagliato. Ancora una volta avete perseverato nello stesso errore: escludere i diretti interessati prima di intavolare trattative. Dice che a sbagliare sono io e che l’anzianità di servizio, quindi l’esperienza sul campo, sia inutile? Le racconto un piccolo fatto, successo appena qualche giorno fa.

 

 

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Avevo il telefono isolato e la connessione adsl a intermittenza. Cosa che si ripresentava periodicamente e che nessun tecnico dell’operatore da me scelto sapeva risolvere. Ognuno aveva la sua ricetta e, naturalmente, il lavoro fatto dal collega che lo aveva preceduto era sempre sbagliato. Fino a qualche giorno fa. Perché l’ultimo tecnico non si è accontentato di controllare la linea esterna e di inviare il solito sms “la sua richiesta è stata presa in considerazione e la riparazione è stata eseguita”. Nient’affatto. Ha suonato il campanello ed ha chiesto di poter visionare tutte le prese presenti in casa. Armeggiava con pinze e tronchesine, sostituiva filtri e prese vetuste. Spellava fili di vario colore e li intrecciava con una precisione certosina, mentre gocce di sudore inondavano la sua fronte e la sua maglietta. Poi, soddisfatto, mi ha detto: “accenda il pc, vedrà ora la sua navigazione sarà più veloce. Ed il telefono non solo è nuovamente funzionante ma non “frigge” più. Niente più sottofondi, suono pulito”.

Poi, orgoglioso per aver risolto una situazione che durava da anni, ha aggiunto: “lei è fortunata che sia capitato io. Non sono un pivellino come tanti miei colleghi, ho 35 anni di esperienza sulle spalle, so dove e come mettere mano”. Aveva ragione. L’esperienza è oro. Vogliamo parlare dei piloti d’aereo? Che dice, contano di più per la sicurezza dei passeggeri le ore di volo sulle spalle o un corso frequentato e certificato sull’ambiente che però fa “curriculum”? E che dire dei chirurghi che devono praticare interventi delicati? A chi si affiderebbe? Al medico che ha alle spalle decine e decine di interventi e quindi ha maturato un’esperienza da dio o a chi espone sulla propria parete le copie dei corsi frequentati e certificati ma che il bisturi lo ha preso in mano solo di raro? Se vuole posso continuare con gli esempi, ne ho un’infinità. E non riguardano solo le più nobili professioni.

Ma anche la quotidianità. No, non riuscirà a convincermi: dall’esperienza non si prescinde. ll fatto poi che il sottosegretario Faraone esulti per questa trovata la dice lunga. Molto lunga sul decadimento inesorabile dell’istituzione scuola. La prego, mi faccia contenta, chiuda il dicastero per ferie. Sciolga le righe. Il mondo della scuola necessita di una tregua. In attesa che arrivi quel tecnico con esperienza che sappia dove mettere mano per rimediare ai colpi di machete assestati alla rinfusa da un governo che, per fortuna, aveva a cuore la scuola e gli insegnanti. So già che andrà avanti ugualmente per la sua strada, col sorriso a tutto tondo e che i miei suggerimenti resteranno lettera morta. Ma era mio dovere provarci”.

 

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