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Gelmini: ecco i contratti di ‘disponibilità’. Ma ai precari non bastano

Il provvedimento sui precari ‘storici’ della scuola è in dirittura d’arrivo. Dopo l’accordo con l’Inps, che erogherà la metà degli stipendi, le Regioni che hanno detto sì alla proposta di impegnare i lavoratori rimasti disoccupati (coinvolgendo gli insegnanti precari in progetti di rafforzamento dell’offerta formativa attraverso i piani di finanziamento Pon e Por) sono nel frattempo diventate dieci: in serata è giunta l’adesione pure della Campania, con tanto di complimenti tra il governatore Bassolino ed il ministro Gelmini, che permetterà a 4.000 precari rimasti senza lavoro di ottenere il 30% dello stipendio frequentando corsi di aggiornamento, inserendosi in programmi per l’apertura pomeridiana delle scuole e per il contrasto della dispersione scolastica.
La proposta nazionale sarà invece portata già nel prossimo Consiglio dei ministri (probabilmente mercoledì), inserita in un decreto legge ad hoc. La misura è stata messa a punto da Miur, Ministero del Welfare e Inps, ed annunciata il 3 settembre dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini al termine del Consiglio dei ministri. Per accedervi bisognerà rientrare in certi parametri. Ad iniziare dal fatto che chi firmerà i contratti di ‘disponibilità’ dovrà obbligatoriamente accettare tutte le sedi scolastiche che gli verranno offerte in regime di priorità: in tal caso, accettando tutte le supplenze propostegli, avrà diritto al punteggio per l’intero anno di servizio nelle graduatorie ad esaurimento.
L’indennità di disoccupazione con requisiti ordinari sarà di 8 mesi o di 12 per chi ha superato i 50 anni di età. Verrà assegnata a fine mese, come se fosse uno stipendio, però il trattamento si interromperà quando al lavoratore verrà prospettato un nuovo contratto (anche ‘breve’ ed a cui non potrà dire di no). Ma anche rifiutando di essere avviato ad un progetto individuale di reinserimento nel mercato del lavoro; non accettando l’offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore al 20% rispetto a quello delle mansioni di provenienza; non accettando, infine, di essere impiegato in opere e servizi di pubblica utilità.
Tramite una procedura automatica le singole scuole comunicheranno la temporanea assunzione o il rifiuto immotivato della supplenza da parte del precario, senza che questi debba recarsi all’Inps o ai centri per l’impiego. Saranno poi le istituzioni scolastiche a versare all’Inps la contribuzione contro la disoccupazione involontaria di insegnanti e Ata precari.
Ammesso che i supplenti esaudiscano tutti questi requisiti rimane però un vincolo introduttivo importante: oltre al possesso dell’abilitazione e dell’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, il precario nello scorso anno scolastico dovrà aver stipulato una supplenze annuale. Un limite che non è piaciuto ai diretti interessati.
Che fine faranno – ha commentato Maristella Curreli, presidente dei Cip, il movimento di precari cui fanno capo le sei insegnanti di Benevento da sabato sul tetto dell’Usp – quelli che lavorano stabilmente anche da 25 anni ma su cattedre particolari, come educazione fisica o diritto ed economia, che garantiscono solo supplenze attraverso i presidi o spezzoni inferiori alle 18 ore? Sarebbe logico estendere il provvedimento a tutti i candidati primi nelle graduatorie senza vincoli. A noi non serve un ‘contentino’, ma il blocco dei tagli in corso ed assumere su tutti i posti vacanti“.
Per fermare presidi permanenti sui tetti degli Usp, scioperi della fame e contestazioni in atto servirà quindi un provvedimento dall’alto (Governo o Miur), oltre l’allestimento di una serie di tavoli tecnici a livello regionale attraverso cui trovare soluzioni utili a non lasciare a se stessi tutti i disoccupati della scuola. Sulla cui entità cominciano tra l’altro a circolare voci discordanti: per i sindacati il personale rimasto senza lavoro sarà pari a 23.000 unità (16.000 docenti e 7.000 Ata). Per il Ministero, invece, la quota si terrà il di sotto dei 10.000 complessivi.
Il ministro Gelmini ha voluto sottolineare il precariato nel mondo della scuola “non ha origine da questo Governo” e “non è vero che i precari sono nati con la scorsa Finanziaria“, ma è colpa del fatto che soprattutto negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso il sistema “è stato trattato come un ‘ammortizzatore sociale’. Sui circa 10.000 esuberi previsti stiamo individuando delle soluzioni da affrontare in maniera bipartisan. All’opposizione – ha concluso il ministro – chiedo di non strumentalizzare in maniera demagogica e poco seria la situazione dei precari“.

Immediata la replica del centro-sinistra: E’ una farsa – ha detto l’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ed ora responsabile Scuola del Pd – perché il costo dell’operazione dei contratti di disponibilità è lo stesso a conti fatti della riconferma dei precari dello scorso anno“.
Parole decisamente più favorevoli al piano salva-precari ‘storici’ sono giunte invece dal fronte sindacale.
E’ una soluzione di cui ci siamo fatti promotori da tempo e che siamo felici sia stata adottata – ha dichiarato il segretario generale Marco Paolo Nigi- . Anche la previsione di coinvolgere le Regioni per finanziare iniziative di sostegno didattico è un segnale che il precariato della scuola ha una portata sociale enorme di cui devono farsi carico tutte le istituzioni“.

Alessandro Giuliani

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