
La senatrice a vita Liliana Segre, testimone dell’Olocausto, ha partecipato oggi, 28 gennaio, alle celebrazioni in occasione della Giornata della Memoria al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di alcuni studenti.
Presenti all’evento, come riportano Il Corriere della Sera e La Repubblica, i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, il vicepremier e titolare della Farnesina Antonio Tajani e i ministri Giuseppe Valditara, Alessandro Giuli, Guido Crosetto e Matteo Piantedosi.
All’incontro con gli studenti Segre, rispondendo a una ragazza che le chiedeva un suggerimento per aiutare le nuove generazioni nella costruzione di una Memoria, ha risposto così: “Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi dal telefonino. Queste tre semplicissime cose. Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi il più possibile dalla terza mano che avete in tasca e che è il telefonino”.
Giornata della Memoria, le parole di Valditara
“L’accoglienza risolverebbe tutti i problemi”, ha spiegato la senatrice a vita a una studentessa che le chiedeva come vivere senza conflitti. La senatrice a vita ha ricordato l’indifferenza della città di Milano davanti alla deportazione degli ebrei caricati su camion scoperti e presi a calci e pugni da fascisti e tedeschi, l’indifferenza della sua maestra, e di tante sue amiche, eccetto tre ragazze che le sono state vicine tutta la vita.
Ad intervenire anche il ministro dell’Istruzione e del merito Valditara: “Noi italiani non possiamo dimenticare la responsabilità del collaborazionismo del regime fascista nello sterminio degli ebrei”, per questo “dobbiamo coltivare una memoria viva, vigile e attuale”. Circa 40mila ebrei hanno lasciato l’Europa in questi ultimi anni per l’antisemitismo rinascente “e la Memoria è anche vigilare sul presente perché” atrocità come la Shoah “non accadano più”.
Giornata della Memoria, il discorso di Mattarella
Ed ecco il discorso del Capo dello Stato: “Sono di ritorno da Auschwitz dove ho partecipato – insieme a capi di Stato e rappresentanti nazionali provenienti da ogni parte d’Europa – unita anche in questa memoria – alla cerimonia che ricorda l’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli del più grande campo di sterminio che la storia ricordi. Luogo di morte per antonomasia, simbolo tetro e incancellabile, testimonianza dell’abomino di cui è capace l’essere umano quando abbandona la strada del diritto, della tolleranza, del rispetto e si incammina sulla strada dell’odio, della guerra, del razzismo, della propria dignità, della barbarie”.
“Auschwitz, con le recinzioni elettrificate, le minacciose torrette, le camere a gas, le ciminiere, i crematori…Le crudeli selezioni, le percosse, la fame, il gelo, la paura, i criminali esperimenti medici…Auschwitz provoca sempre infinito orrore, scuote le nostre coscienze, le nostre convinzioni. Genera angoscia, turbamento, interrogativi laceranti. Non si va, non vi si può andare, come se fosse solo un memoriale di un’epoca passata, un sito storico oggi trasformato in un monumento alle vittime di tanta sofferenza – ha detto ancora il presidente della Repubblica – Da Auschwitz – smisurato cimitero senza tombe – si torna ogni volta sconvolti. Perché Auschwitz è il ‘non luogo’ per eccellenza, una nebulosa, dove le coordinate spaziali si smarriscono e il tempo si ferma. Non è una parentesi, per quanto orribile. Alberga nel fondo dell’animo dell’uomo. È un monito insuperabile e, insieme, una tentazione che sovente affiora”.
Ed ecco ancora Mattarella: “Lo sterminio nazista non nacque per un caso. Fu una macchina di morte lucidamente progettata da uomini – utilizzando i ritrovati della tecnica e una accurata organizzazione burocratica – per sopprimere uomini e donne innocenti, intere comunità, culture, popoli, considerati inferiori. Ebrei provenienti da tutta l’Europa, uccisi a milioni. Rom e sinti, deportati politici, minoranze religiose, omosessuali, malati di mente e disabili. Persone che, secondo quella follia sanguinaria, non erano tali, non avevano diritto di esistere. Un pensiero letale e mefitico prese forma di partito e, con il terrore e la propaganda, divenne regime. Arrivando a convincere milioni di cittadini, che la loro felicità, il benessere loro e della nazione, fossero ostacolati dalla sparuta presenza degli ebrei; e di altre piccole minoranze”.