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Gli ipercritici dei ds, perchè non rivolgono la stessa attenzione anche su se stessi?

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Ancora un intervento di Orbilius, pseudonimo dietro il quale si cela un noto dirigente scolastico dell’ANP

Un antico mantra insegna che abusare della generalizzazione concettuale e linguistica porta ad una vanificazione del concetto sostenuto a parole.
Purtroppo, però pochi apprendono e fanno tesoro di questa importante nozione.
Mi è venuta in mente questa considerazione leggendo alcuni giorni fa su La tecnica  – in genere molto equilibrata nel trattare anche tematiche scottanti – un profluvio di aggressioni verbali  e di scomposte affermazioni comparso in un articolo sui ds.
In un crescendo esasperato di accuse di ogni tipo (dispotismo, autocrazia, tirannia, protervia, abuso di potere etc.etc.) si delinea la prima tipologia di ds. Alla quale si accosta la seconda: gli affaristi, demagoghi, aziendalisti e … chi più ne ha…
Poi, in un lievissimo sussulto di realtà, si ammette che – raramente, molto raramente -ci si può imbattere in presidi definiti UMANI!
Infine tutto il livore fino a quel punto espresso si risolve nella “damnatio memoriae” della 107, dimenticando però di osservare che attualmente è in via di totale smantellamento.
Cosa dire?
Di fronte ad affermazioni apodittiche, generalizzate, improntate da diffusa malmostosità e non supportate da un’adeguata, realistica dimostrazione, non si può opporre altro se non una metaforica “alzata di spalle”, eventualmente condita con una ironica considerazione sulla sfortuna professionale di chi abbia incontrato nella sua vita professionale dirigenti di tal fatta… ammesso che li abbia incontrati sempre, dovunque, tutti!
Ma viene anche da chiedersi come mai persone, dotate di tale acribia individuativa nei riguardi di una categoria a loro insindacabile parere così malridotta, non usino gli stessi strumenti diciamo così metodologici per individuare le pecche di un sistema  che da molti anni fa acqua da tutte le parti (ben prima della 107 e del preside sceriffo) proponendo soluzioni credibili di cambiamento (oddio!! il riformismo, che brutta parola!!) pragmatiche, ancorate alla realtà (che è più complessa da interpretare che non adottando fallaci generalizzazioni), non inficiate da livore luddista, con l’obiettivo di migliorare la società, la scuola e, perché no, anche un po’ se stessi.