Attualità

I docenti precari sono plurititolati e non più giovani. De Petris (LeU): “Assumiamo in ruolo quelli con incarico annuale” [INTERVISTA]

Il precariato dilaga nella scuola italiana. A settembre forse ancora di più. Fra concorsi straordinari e nuove regole in corso, la questione diventa sempre più preoccupante.

La piaga del precariato della scuola

Il Ministero dell’Istruzione ha bandito quest’anno due concorsi ordinari, uno per la scuola dell’infanzia e primaria e uno per la secondaria di primo e secondo grado. I vincitori però, non entreranno settembre 2020 ma a partire dal prossimo anno scolastico.
E’ stato bandito anche il concorso straordinario secondaria riservato ai precari storici, la cui prova è prevista ad ottobre, come riferito dalla Ministra Azzolina, ma i vincitori, pur essendo assunti con retrodatazione giuridica al 1° settembre, difficilmente si troveranno in cattedra già quest’anno, o meglio, non si capisce bene come si farà eventualmente.

Come se non bastasse quest’anno si è messo anche il covid-19 di traverso, richiamando più personale assunto a tempo determinato. Infatti a giorni è previsto il decreto che distribuirà alle scuole 50 mila supplenti fra docenti e ATA.

Intervista alla senatrice De Petris

Abbiamo parlato di precariato e reclutamento docenti con la senatrice Loredana De Petris, Presidente del Gruppo Misto e “Sinistra Italiana” ed esponente di LeU

Ha presentato pochi giorni fa un’interrogazione in merito ai 24 CFU per l’insegnamento. Cosa dovrebbe cambiare secondo lei?

I 24 cfu erano nati come propedeutici all’accesso al FIT mentre ora essendo stato abolito il FIT rimangono l’unico momento di formazione degli insegnanti delle secondarie e quindi devono essere fatti seriamente, non nel giro di qualche giorno come succede in qualche Università telematica. 

Il reclutamento docenti resta un tasto dolente: abbiamo il Dl 59/17 che prevedeva un percorso preciso in merito al reclutamento. Eppure negli ultimi anni i concorsi straordinari sembrano sempre necessari. Perché secondo lei?

La scuola ha subito una sovrapposizione normativa ad ogni cambio di maggioranza e i diversi provvedimenti hanno prodotto altra instabilità, altra incertezza e altra confusione, in un corpo scolastico che da troppo tempo è sottoposto allo stress di cambiamenti privi di un progetto di lungo periodo. Un progetto fatto di idee innovative e di forti investimenti, costruito a partire dalla condivisione di chi vi lavora. È la sola strada che possa consentire all’Italia di recuperare il ritardo che da troppi anni paga, in Europa, verso quella leva del sapere che, insieme al lavoro, può invertire la rotta del declino del nostro Paese. In tal modo si sono sempre più ingrossate le fila del precariato. Gli insegnanti precari sono donne e uomini, anche avanti negli anni, con una o più lauree, corsi di specializzazione, master che i vari Governi hanno imposto loro per dichiararli idonei all’insegnamento.

A settembre si prevede un exploit di supplenti. Fra questi anche quelli aggiuntivi per fronteggiare l’emergenza covid e la nuova organizzazione didattica. Se torna il lockdown, però, questi lavoratori verranno licenziati per giusta causa. Qual è la sua opinione al riguardo?

Intanto spero che non ci sia un nuovo lockdown e poi bisogna fare in modo che nessuno venga licenziato. Bisogna rendere disponibili per l’immissione a tempo indeterminato i posti attualmente coperti con incarico annuale, trovare una soluzione per i diplomati magistrali, e introdurre l’organico di potenziamento nella scuola dell’infanzia, relegata a “Cenerentola dell’Istruzione”. Istruzione, che dovrebbe esser obbligatoria fino ai 18 anni, come migliore ricetta contro la dispersione.

Non sarebbe stato meglio assumere per titoli i docenti in vista del ritorno a scuola di settembre, come sosteneva l’opposizione e anche una parte della maggioranza di Governo?

Noi abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà alla procedura di selezione per quiz, perché aveva una ragion d’essere in tempi stretti, ma non poteva comprovare in toto le competenze pedagogiche come invece può fare ad esempio una prova scritta o orale, svolta per accertare le competenze metodologiche didattiche. Sicuramente la priorità per noi era ampliare la platea delle immissioni in ruolo e in parte ci siamo riusciti, perché sono stati aggiunti 16 mila posti. 

A proposito di ritorno a scuola: i tempi sono strettissimi. Quali sono le problematiche e le priorità per settembre?

La priorità è tornare ad una “didattica in presenza” in sicurezza, che possa garantire la relazione educativa. Come? La priorità deve essere quella di reperire più insegnanti ed Ata e locali adeguati ad accogliere gli studenti in misura più ridotta. La scuola non è una spesa ma un investimento sulle future generazioni e per tutto il Paese.

Fabrizio De Angelis

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