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Il prof di Filosofia “stalker seriale”, grazie ai dati presi a scuola

Può un docente della scuola pubblica accedere liberamente ai dati “sensibili” riguardanti colleghe e studentesse per poi farne un uso tutto personale, sino a diventare un persecutore a sfondo sessuale nei confronti di decine di loro? Quella che sembra una sceneggiatura da film è purtroppo la sintesi di quello che è accaduto negli ultimi dieci anni in diversi licei romani, dove un insegnante di Storia e Filosofia romano, di 38 anni, diventato “stalker seriale” è stato arrestato in questi giorni dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica della capitale per atti persecutori e stalking: per dieci anni, dal 2001 ad oggi l’uomo avrebbe molestato e terrorizzato con centinaia di telefonate a sfondo sessuale colleghe e studentesse delle scuole in cui ha insegnato, o in cui sta tuttora insegnando. Sarebbero addirittura ventinove finora le vittime accertate.
In alcuni casi il professore era arrivato ad infastidire non solo le vittime, ma anche le rispettive famiglie. A volte le molestie erano accompagnate da minacce più o meno velate e da riferimenti con i quali dimostrava di essere a conoscenza delle abitudini di vita delle donne.
Ogni volta recitava un personaggio diverso: dal vecchietto ricoverato in ospedale all`infermiere, fino addirittura ad un appartenente alle forze dell`ordine. Era riuscito a determinare nelle donne uno stato d`ansia e di paura tali da indurle a cambiare radicalmente le loro abitudini di vita.
Alcune di loro però hanno avuto la determinazione e la forza di reagire, sporgendo denuncia per molestie già a partire dal 2005. Per gli agenti non è però stato facile inchiodarlo davanti a prove evidenti: lo stalker seriale, attento e metodico, telefonava con cellulari a lui non riconducibili e con sim-card ricaricabili alimentate tramite “scratch cards” acquistate in diversi esercizi commerciali romani, un’altra operazione che non consente l`identificazione dell`acquirente.
Alla vigilia dell’avvio degli esami di maturità, a cui il docente avrebbe dovuto partecipare come membro di una commissione, al termine di lunghe e complicate indagini tecniche i carabinieri hanno smascherato il professore e posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione.
Gli agenti hanno spiegato che il molestatore, approfittando della sua professione, era agevolato nel reperire numeri telefonici e informazioni personali delle sue vittime, accedendo direttamente alla documentazione scolastica. Chi opera nella scuola, ma anche in un qualsiasi comparto della pubblica amministrazione, sa che però le cose non dovrebbero andare proprio così: l’accesso ai dati personali, infatti, dovrebbe essere di volta in volta sottoposto a motivata domanda da parte del richiedente. E non cambia nulla se si tratta di personale interno.
In tutti i casi i dati presenti nei fascicoli personali (degli studenti) non potrebbe essere fotocopiato, ma occorrerebbe limitarsi a prendere nota delle sole informazioni necessarie a svolgere l’attività (come il coordinamento della classe o la realizzazione di un progetto extra-didattico). Ancora più restrittiva è la norma che regola l’accesso alle informazioni relative ai colleghi: quale potrebbe essere, infatti, la motivazione valida che porta un docente a dover conoscere i recapiti di un altra insegnante? La più plausibile è l’organizzazione di un evento, come una visita culturale esterna all’istituto o l’organizzazione di un convegno.
Comunque sia andata, con il docente di filosofia persecutore l’impressione è che sia riuscito ad ottenere le informazioni con troppa facilità. In ogni caso, le segreterie didattiche e del personale farebbero bene a verificare con maggiore attenzione gli accessi ai dati riservati . Stringendo le maglie dei controlli.
Alessandro Giuliani

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