Home Personale Insegnanti, torna lo spettro dell’aumento delle ore settimanali

Insegnanti, torna lo spettro dell’aumento delle ore settimanali

CONDIVIDI

Dietro all’assenza di massa per malattia, nell’ultimo giorno dell’anno, da parte dei vigili urbani di Roma, si nasconderebbe un forte malcontento per l’entrata in vigore di un contratto comunale peggiorativo: l’83,5% di assenze dei vigili nella notte di San Silvestro, in pratica, sembrerebbe non una “furbata”, per dirla alla romana, ma una forma di protesta per dire no a quel nuovo contratto, attraverso cui i vigili con il 2015 devono rinunciare all’ indennità per il lavaggio della divisa e a quella per la cosiddetta semi-notte che il vecchio contratto faceva partire alle ore 16.00.

Ma non ci sono solo i vigili urbani sul piede di guerra. L’entrata in vigore ieri del nuovo contratto decentrato e del connesso salario accessorio, una vera e propria rivoluzione voluta dal Campidoglio che premia produttività e merito, mette in fermento tutti i lavoratori capitolini. Ad iniziare da quelli delle scuole comunali dell’Infanzia dove, lamentano i sindacati, è stato già disposto un aumento di tre ore settimanali per gli insegnanti.

Il 2 gennaio i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato il neo assessore alla Scuola Paolo Masini ma per Roberto Chierchia della Cisl Fp è stato un “incontro farsa”. E il collega della Fp Cgil Natale Di Cola annuncia: “Decideremo con le altre organizzazioni sindacali le forme di mobilitazione”.

“Siamo disponibili ad avviare già dai prossimi giorni un percorso condiviso e partecipato – riferisce l’assessore Masini -. Ci auguriamo che questi segnali di ascolto e apertura vengano colti al meglio da tutti”. Ma dalla Cgil i segnali non sono buoni: “Il Dipartimento Servizi Educativi ha già emanato una circolare che prevede l’obbligo di assicurare il passaggio dalle 27 alle 30 ore settimanali nelle scuole dell’infanzia – replica Di Cola -. Il neo-assessore blocchi l’attuazione della circolare”. “Queste nuove norme sono estremamente peggiorative per i servizi, per non parlare di tutto quel personale precario che con questa manovra sarà definitivamente licenziato”, gli fa eco Caterina Fida dell’Usb. La sua sigla ha già indetto per il 7 gennaio un’assemblea generale. Quello della riorganizzazione del settore scolastico è uno dei nodi cruciali del malcontento sindacale, ma non il solo.

Come se non bastasse, per gli insegnanti comunali spariscono anche le indennità per i colloqui con i genitori o le affissioni degli avvisi in bacheca per le maestre. Penalizzati anche i tecnici amministrativi, che non saranno più’ ‘premiati’ per il rientro in ufficio al pomeriggio, obbligo già previsto dal contratto. “Un progetto ambizioso che guarda di più ai cittadini, puntando sulla produttività – ha commentato il primo giorno del 2015 il vicesindaco di Roma Luigi Nieri -. Per i lavoratori lo stipendio non varia”.

Il salario accessorio era finito sotto i riflettori ad inizio 2014, in seguito ai rilievi contenuti in una relazione del Mef. Per tentare una ricucitura con i rappresentanti dei lavoratori il prossimo incontro è fissato l’8 gennaio. “E’ un’operazione per far cassa con i salari dei lavoratori – sostiene Chierchia -. Oltre al piano legale, siamo pronti a riprendere la mobilitazione del personale e, se il diniego da parte dell’amministrazione sarà su tutte le nostre proposte, siamo pronti anche allo sciopero”.

 

{loadposition articologoogle}

 

Intanto il popolo degli insegnanti, quelli che operano negli istituti statali, guarda interessato. È inutile negarlo: c’è il timore, abbastanza diffuso, che le operazioni all’insegna dei tagli e degli aumenti di ore di lavoro (di cui ciclicamente si torna a parlare, anche al Governo e in Parlamento) possano espandersi a tutti i livelli. Quindi anche nelle scuole statali. Per le quali nei prossimi mesi dovrebbe iniziare la trattativa per il rinnovo contrattuale: i sindacati, “freschi” di rinnovo Rsu (in programma ad inizio marzo 2015) farebbero bene ad affilare le armi.

È ancora caldo (sono passati solo due anni) il ricordo del tentativo fatto dall’ex ministro Profumo (poi respinto per volontà popolare) di portare tutti a 24 ore a settimana di insegnamento frontale. Più di recente, nell’estate scorsa, l’allora sottosegretario Roberto Reggi, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, aveva parlato di aumenti consistenti per i docenti che ricoprono incarichi specifici: salvo poi ritrattare il tutto, spiegando che si trattava di ore di lavoro e non di lezioni frontali. Tutte circostanze che avvalorano un concetto: l’orario settimanale dei nostri insegnanti non sembra essere più un totem.

 

Metti MI PIACE sulla nostra pagina Facebook per sapere tutte le notizie dal mondo della scuola