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La scuola nel 2030? Per gli esperti dovrà rimanere “statale”

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Come saranno i giovani nel 2030? Quali saranno le priorità da affrontare in una società molto diversa da quella attuale? A queste domande ha cercato di rispondere l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr attraverso delle previsioni ricavate da un gruppo di esperti, tutti anonimi e mai in contatto diretto tra loro, provenienti dai mondi della cultura, della politica, dell’arte, dell’economia e dell’organizzazione sociale. Lo studio, denominato “Il tempo è dalla nostra parte, scenari per l’Italia al 2030”, ha fatto emergere quelli che, secondo la maggioranza del pool di esperti, rappresentano gli obiettivi di politica sociale prioritari per i prossimi decenni: l’istruzione, la famiglia, la fecondità e i ruoli di genere, ma anche gli anziani e il loro inserimento sociale e la loro cura nel caso non siano autosufficienti,
Il quadro che ne è uscito fuori è sicuramente utile per dare delle indicazioni a chi si interessa di sviluppo sociale. Da una sezione della ricerca, denominata ‘questioni controverse’ e che ha riguardato alcuni temi che caratterizzano oggi il dibattito politico-sociale italiano, sono infatti scaturite alcune priorità che si configurano come determinanti nella società del 2030. Rilevanti indicazioni sono in particolare giunte sul tema della scuola e della formazione: secondo la maggioranza degli esperti consultati, anche qualora a livello governativo dovesse prevalere un sistema di federalismo, più o meno spinto, l’istruzione dovrebbe rimanere sotto il controllo statale. E lo stesso discorso varrebbe per il settore sanitario.
L’ambiente che invece nel 2030 cambierà radicalmente sarà quello della famiglia, dove non sarà più presente la divisione dei ruoli maschili e femminili, senza più tipologie da proteggere né indirizzi da seguire. Su questo versante sarà quindi un’Italia diversa dal passato, che “rifiuta – si legge nel documento conclusivo – molti dei valori e dei principi che hanno fatto parte della tradizione del nostro Paese, con donne attive, che lavorano e si impegnano, e padri che collaborano all’educazione dei figli”. Ad essere considerate il cuore dello sviluppo della società futura sono la maggiore presenza di donne e madri nel mercato del lavoro, la piena occupazione e la maggiore visibilità delle donne nei luoghi decisionali.
“Sul fronte della famiglia – sottolinea Rossella Palomba, coordinatrice della ricerca – gli esperti hanno avuto un atteggiamento cauto e un po’ ambiguo: da un lato vengono bocciate le prospettive di una società in cui tutte le forme familiari siano riconosciute e garantite”, dall’altro viene rifiutata l’idea che si debba “rafforzare e sostenere la famiglia tradizionale” o diffondere tra i giovani una cultura del lavoro e della famiglia. Gli indirizzi indicati risentono della composizione equilibrata e culturalmente trasversale del panel anche dal punto di vista delle “pari opportunità”. Se è ‘out’ agevolare i padri nella costituzione del rapporto con i figli, è ‘in’ valorizzare l’educazione della prole come compito solidale di uomo e donna. Se la tendenza generale è contro la centralità della prospettiva di genere nell’azione politica, altrettanto superate vengono considerate le misure per sviluppare una società con ruoli maschili e femminili distinti e sostenere il lavoro domestico e le donne che desiderano fare solo le mogli e madri.
“Nel 2030 invecchiare non sarà più un problema” afferma sempre Palomba. Gli esperti hanno delineato un 2030 in cui “l’attuale scenario pensionistico sarà superato attraverso la creazione di attività più fluide e adatte a un individuo con minore forza fisica, ma comunque attivo”, in cui quindi “gli anziani produrranno reddito, ma non in concorrenza con i giovani” e il lavoro condiviso, sarà diventato una realtà che unisce le diverse generazioni. Anziani che, “grazie a una tecnologia di estrema fruibilità, miglioreranno considerevolmente le proprie condizioni, specie gli ultrasessantacinquenni soli, in uno scenario in cui la robotizzazione delle abitazioni sarà alla portata di tutti”. Fra le normative urgenti, compaiono anche le misure per il terzo settore, il no profit e in generale il volontariato. Tra le misure di welfare vengono segnalati il reddito minimo garantito, il sostegno alle coppie con più figli e la deducibilità delle spese sanitarie sostenute in strutture private.