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La storia infinita dei docenti immobilizzati

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Passata la fase dei trasferimenti, si analizzano con lucida amarezza le ragioni di tante speranze deluse.

Quest’ultime sono tante e volutamente ignorate ed è giusto, pertanto, che si  sappia cosa succede all interno del sistema scuola.

Siamo tantissimi che da oltre 20 anni speriamo in un rientro definitivo verso le nostre provincie di residenza, ma inutilmente. Troppo tardi abbiamo capito che è una scelta  politica quella di  tenerci fuori.

Noi, migliaia di immobilizzati, siamo scomodi poiché  accogliere il nostro trasferimento significherebbe togliere visibilità al ministro di turno che spera di restare nella storia, immettendo in ruolo quanti più docenti può.

Nel far questo non si guarda in faccia nessuno neanche i nostri piccoli utenti, che rappresentano la ragion d’essere della scuola stessa.

Dopo tante pagine di pedagogia, infatti, ancora oggi la scuola nega loro la continuità educativo didattica, con gravissime ricadute sulle relazioni e sugli apprendimenti. Evidentemente, il danno è soprattutto per i più fragili, per quelli che necessitano di particolari  cure, le quali si fondano su una relazione sicura e stabile nel tempo. In questo senso,  il nostro voler essere trasferiti sposa perfettamente questa auspicata idea di stabilità e continuità.

Da molto tempo ci siamo costituiti in associazioni  e movimenti per chiedere a gran voce di essere ascoltati. Ancora una volta con forza chiediamo una mobilità straordinaria che dia senso al merito, ai titoli,  all’anzianità  di servizio. F

ra l’altro va puntualizzato che la mobilità, così come contemplato dall art. 470 del Testo Unico della scuola, deve avvenire prima delle immissioni  in ruolo e deve riguardare tutti i posti disponibili e  vacanti. Invece, questo viene costantemente disatteso, dato che si continua ad accantonare posti per le immissioni.

A ciò si aggiunga, anche, il fatto che i pochi posti sono sempre ricoperti da docenti con supposte precedenze personali. Utilizzo il termine supposte alla luce di quel filone d’inchieste, denominato “La carica delle 104” avvenuto ad Agrigento, ad opera delle forti spinte di protesta dell’Associazione Insegnanti in Movimento, di cui fa parte la sottoscritta, che di fronte ad un esagerato ricorso alla legge 104, attraverso un esposto della Procura della Repubblica, ha portato alla scoperta di falsi certificati medici per attestare false invalidità e usufruire, illecitamente, dei benefici previsti dalla legge 104. L’inchiesta iniziata nel 2014  si è articolata in tre filoni d’indagine e ha portato ad oltre 200 indagati tra avvisi di garanzia e arresti e a breve si concluderà con un processo.

Nell’ottica di quanto espresso, e andando oltre la questione 104, molto si potrebbe fare per soddisfare la richiesta di trasferimento dei docenti relativamente alla mobilità interprovinciale, per esempio aumentando l’organico di diritto che limiterebbe la transumanza annuale delle assegnazioni provvisorie, dando soluzione così all’agognata continuità didattica.

Inoltre, in considerazione del  diritto alla famiglia sancito, anche, dalla Costituzione si chiede di procedere alle precedenze ripartendole al 50%, cosicchè da salvaguardare i diritti di tutti, soprattutto dei bambini fragili a cui, nonostante l’alto spessore umano e civico della legge 104, spesso non viene neanche garantito un’insegnante specializzato.

Oggi siamo migliaia gli insegnanti specializzati fuori sede con corsi e master di perfezionamento e apprendiamo, con sgomento, che si vorrebbero riconoscere titoli conseguiti in un mese all’estero facendo un ulteriore torto, non solo a chi per natura è stato poco fortunato ma, anche, a chi si è dedicato con dedizione e professionalità ad un lavoro così complesso e delicato che, nel suo farsi, esige preparazione e formazione continua.

Infine, si vorrebbe capire perché le università del sud hanno bandito centinaia di posti per il prossimo tfa, rispetto alle università del nord che organizzeranno corsi per un numero veramente esiguo di posti, a fronte di un fabbisogno dell’organico di diritto del sostegno che sfiora il 41%.

Al sud il fabbisogno, relativamente all’organico di diritto del sostegno, scende al 5,59%. Dunque perché inflazionare titoli e formazione e precarizzare una situazione già difficile?

 

 

Giovanna Vaianella – Adottaundocenteimmobilizzato, Associazione Insegnanti in Movimento, Docenti immobilizzati