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Le canzoni dei cantautori a scuola, ecco perché insegnarle agli studenti

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Cosa hanno in comune Francesco De Gregori e Dante Alighieri? O Giacomo Leopardi e Fabrizio De André?
Le canzoni di Franco Battiato possono essere considerate poesie?

Sono ormai diversi anni che si parla costantemente del fatto di far studiare i cantautori a scuola. Ci sono i fautori, gli indifferenti e i detrattori, convinti questi ultimi, che le canzoni non possano essere che mero intrattenimento.

Eppure le cose non stanno così: sono tanti gli insegnanti che, di loro iniziativa, presentano le canzoni di Fabrizio De Andrè ai loro studenti, proponendo l’analisi del testi o di soffermarsi sui messaggi e i contenuti, talvolta sociali, talvolta letterari, talvolta politici, che le canzoni dell’artista genovese trasmettono.

D’altronde abbiamo l’esempio dell’ultimo Premio Nobel per la letteratura che parla chiaro: Bob Dylan, sicuramente il padre di tutti i cantautori, che ha consacrato definitivamente il ruolo della canzone nella società.

Gli insegnanti propinano agli studenti le canzoni di De André, Battiato, De Gregori e Vecchioni, perché ritengono la maggior parte delle loro produzioni delle poesie, considerando i testi una forma di scrittura “letteraria”, piena di figure retoriche e con significati nascosti.

Quindi la domanda che ci poniamo è la seguente: la canzone è poesia? Vale la pena di studiarla a scuola?

A parere di chi scrive, la canzone non è poesia. E’ vero, i testi dei cantautori sono assimilabili a poesie per i motivi di cui sopra. Ma non sono poesie, non per declassamento, ma per il fatto, sottovalutato da molti, che la canzone presenta una propria dignità e spessore letterario, che non ha quindi  bisogno di elevarsi alla poesia.

Il poeta e il cantautore condividono la stessa “cassetta degli attrezzi”, ma fanno mestieri diversi, anche perché il cantautore deve fare i conti anche con la musica e l’interpretazione, che da un lato è più complesso perché deve far convogliare il pensiero su tre canali, ma allo stesso tempo può essere avvantaggiato rispetto al poeta, perché quest’ultimo è chiamato “solo con le parole”, ad evocare più sensi contemporaneamente, fattore che con la musica invece è più semplice.

Quindi, facciamo studiare Via del Campo, Generale e Milady agli studenti, ma sarebbe giusto dargli il peso e la dignità che spetta alla canzone d’autore, e non sbarazzarsi di loro come “poesie”, perché sarebbe sbagliato per i cantautori, per i poeti e per gli alunni, che non riuscirebbero ad entrare nel cuore del concetto di canzone.

E’ vero che bisogna distinguere le canzoni d’autore dal resto della musica che ha altri obiettivi (profitto, intrattenimento), ma gli studenti devono riconoscere le canzoni dei cantautori come opere culturali, tese alla riflessione, all’emozione e alla denuncia sociale.

 

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