Attualità

Lettera aperta di un docente a Draghi e Bianchi: puntiamo ad una scuola studente-centrica

Pubblichiamo una lettera cura del prof. Daniele Manni, primo docente italiano a ricevere il prestigioso “Global Teacher Award 2020”. Manni è anche stato ospite di una nostra diretta in cui ha anche dato alcuni consigli su come fare una didattica moderna ed efficace.

Di seguito la lettera del prof. Manni.

Gent.mi Primo Ministro Draghi e Ministro Bianchi,

mi chiamo Daniele Manni e sono un docente di scuola superiore presso l’Ist. “Galilei-Costa-Scarambone” di Lecce, insegno informatica da 35 anni e negli ultimi 15 incentivo e pratico con gli studenti l’auto-imprenditorialità.

Ora che l’anno scolastico è terminato e siamo tutti proiettati a re-immaginare quello entrante, mi permetto di esprimere la mia personale visione di scuola del (prossimo) futuro. In una parola la immagino “studente-centrica”, con ogni singola studentessa e ogni singolo studente al centro dell’attività didattica ed educativa.

Comprendo quanto possa essere complesso smuovere l’intero impianto e sistema scolastico italiano, figuriamoci rivoluzionarlo, ma si deve pur cominciare da qualche parte.

La scuola “studente-centrica”:

·         valorizza, incentiva e accelera gli studenti meritevoli e impegnati;

·         ha la capacità di “attrarre” i distratti, di motivare i meno interessati, di supportare i più fragili, di offrire loro una scuola a misura delle loro passioni e interessi;

·         contribuisce a rendere le future generazioni più “felici”, grazie all’approfondita e curata opera di orientamento consapevole (“Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” diceva Confucio).

La scuola “studente-centrica” non vede il Consiglio di Classe riunirsi esclusivamente tre o quattro volte all’anno per deliberare voti, debiti e bocciature, ma prevede frequenti e brevi incontri online alla necessità, in cui i docenti, come un’equipe medica, si confrontano e concordano e sperimentano strategie e azioni “ad personam”, allo scopo sia di aiutare i più “deboli” a trovare la scaletta per salire a bordo che di fornire ai più “forti” il carburante potenziato per volare più in alto.

La scuola “studente-centrica” parte già dai 9/11 anni e agisce e opera su tre nuovi fronti, i quali non sostituiscono la didattica per come la conosciamo, ma la integrano e l’aiutano ad essere più soggettiva:

·         La scuola come “atelier di stimoli” per conoscere una molteplicità di mondi;

·         La scuola che “ascolta” gli interessi e le curiosità dei singoli studenti;

·         La scuola come “palestra” in cui sperimentare e crescere nelle varie aree di interesse.

1)      In qualità di atelier di stimoli, fino a 16/18 anni, la scuola potrebbe (e dovrebbe) offrire a tutte le alunne e a tutti gli alunni l’opportunità di conoscere un’infinità di mondi che compongono la realtà, il mondo delle arti (musica, visive, teatro, grafica, fumetti, …), della tecnologia, delle scienze, dell’imprenditoria, della moda, dello sport, dei goal dell’Agenda 2030, della comunicazione, dell’artigianato, dell’agroalimentare, etc., attraverso le testimonianze di chi (meglio se giovani, ancor meglio se giovanissimi) in questi mondi ci vive, ci lavora e ne è affascinato e appassionato.

2)      I racconti dei Testimonial hanno il compito di lanciare messaggi e opportunità e dare la possibilità alla scuola, conseguentemente, di essere attenta alle curiosità degli alunni, mettendo in campo semplici sistemi di riscontro e/o di indagine per cogliere quali “mondi” hanno sollecitato l’attenzione e l’interesse di ogni singolo studente, quale racconto ha fatto accendere la “lucina” nei loro occhi.

3)      Così come una palestra mette a disposizione dei propri utenti attrezzature e coach, allo stesso modo la scuola potrebbe (e dovrebbe) poi fornire gli strumenti, i mezzi e le professionalità per avviare laboratori del “fare”, affinché gli alunni possano conoscere più approfonditamente ogni “mondo” che ha sollecitato la loro curiosità. Sperimentando e operando “hands on”, gli alunni avranno modo di verificare se l’interesse è realmente fondato o meno, se non lo fosse, se ne testa un altro.

Le ragazze ed i ragazzi che partecipano a questi percorsi si ritroveranno già a 13 anni (alla fine della terza media) con un piccolo bagaglio, non solo di conoscenze, ma anche di esperienze e competenze che faciliteranno non poco le personali e soggettive scelte di percorso futuro (orientamento consapevole).

Una ragazza ed un ragazzo che sceglierà di crescere, specializzarsi e, un domani, di lavorare in un ambito che lo appassiona e lo attrae sarà più felicesarà migliore e contribuirà a realizzare un mondo migliore, per tutti.

Redazione

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