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No alle maestre-nonne, appello del dottor Lodolo D’Oria a Fioramonti: pensione anticipata per tutti i docenti

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“No alle maestre-nonne”: a dirlo, con una lettera appello indirizzata al ministro dell’Istruzione, è il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista esperto in malattie professionali degli insegnanti.

L’usura psico-fisica è altissima

Nella denuncia, si rileva come l’anzianità di servizio comporti “un aumento progressivo dell’altissima usura psicofisica del docente quale principale esponente delle cosiddette helping profession. Di recente – sostiene il medico – è stato riconosciuto psicofisicamente usurante l’insegnamento alla Scuola dell’Infanzia mentre gli studi a disposizione ci confermano che l’usura psicofisica è identica in tutti i livelli d’insegnamento”.

Il problema è che ci si è fermati ai maestri che operano con i bambini fino a 6 anni. E dopo? L’insegnamento diventa una professione come le altre.

Secondo Lodolo d’Oria, “se si è compiuto un passo corretto verso le maestre delle “materne”, si è perpetuato un torto nei confronti di tutti gli altri docenti. Nel giro di 20 anni (1992-2012) siamo passati dalle insostenibili baby-pensioni agli intollerabili 67 anni della Monti-Fornero: il tutto – si badi bene – senza un solo controllo della salute della categoria professionale che oggi cade a pezzi”.

Per l’esperto di patologie derivanti da burnout, rischi psicosociali, stress lavoro correlato, “restare in cattedra oltre i 60 anni, alle condizioni odierne, appare davvero poco compatibile con l’attuale condizione di salute dei docenti, con gli insegnanti più anziani d’Europa e con un corpo docente femminile all’83%. Prorogare un simile sistema di maestre-nonne equivale a calpestare l’art.28 del negletto DL 81/08 che esige la tutela della salute del lavoratore considerando anche le due fondamentali variabili quali il genere e l’età.

Denunciare le violenze e affidare le indagini al preside

Lodolo d’Oria, inoltre, tiene a ricordare che “la scuola è ambiente sicuro, assai più delle mura domestiche come ci insegna purtroppo la cronaca e nessuno a essa esterno può scongiurare meglio i maltrattamenti o gli abusi dei mezzi di correzione”.

Premesso questo, si ritiene intollerabile “l’altissimo numero di aggressioni fisiche e verbali di docenti da parte di genitori e/o studenti. Per queste ragioni – continua lo specialista – occorre un immediato tavolo interministeriale MIUR-MGG (Ministero di Grazia e Giustizia) per affrontare con criterio le suddette emergenze”.

“I genitori sporgenti una denuncia per presunti maltrattamenti al figlio devono essere reindirizzati al dirigente scolastico – come avviene nel Regno Unito – che è sempre e comunque primo titolare e responsabile dell’incolumità dell’utenza. Circa le aggressioni ai docenti da parte dell’utenza occorrono invece provvedimenti punitivi rigorosi e d’ufficio, evitando risoluzioni a “tarallucci e vino”.

Ci si ammala prima di tutto per diagnosi psichiatriche

Il medico presenta anche i risultati di alcuni studi a disposizione: “ci dicono che le cause di inidoneità all’insegnamento presentano diagnosi psichiatriche nell’80% dei casi con un’incidenza 5 volte maggiore rispetto alle comprensibili disfonie”.

Solo che “in Europa poi siamo gli unici a non disporre di risultati di studi su base nazionale, pur disponendo di dati presso l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze (MEF) che da oltre cinque anni si rifiuta di fornirli persino ai sindacati di categoria (FGU, Snals e Udir…) con l’incredibile motivazione di “…non disporre di un sistema informatico atto a estrarre i dati richiesti e personale sufficiente…”.

Eppure, continua Lodolo d’Oria, “la prevenzione ha un costo, a cominciare dalla formazione obbligatoria per legge, che deve rendere edotti gli insegnanti circa i rischi per la loro salute, nonché i diritti e doveri nel tutelarla”.

Rivolgendosi direttamente al titolare del Miur, il medico sottolinea che “non le sarà sfuggito che il DL 81/08 nelle scuole non è mai stato finanziato con un solo euro, lasciando lettera morta l’indispensabile prevenzione di legge delle malattie professionali e oggi anche l’art. 22 del CCNL Scuola”.

Serve discontinuità

La lettera-denuncia è stata pubblicata pochi giorni fa. Nel frattempo ha già incassato il sostegno di diverse parti in causa, anche da parte di associazioni di categoria. Come “Scuola Bene Comune”, da dove si dichiara che “su queste delicatissime problematiche i Ministri che si sono avvicendati fino a questo momento hanno osservato purtroppo la regola del silenzio e la prassi del disimpegno”.

L’associazione si rivolge, quindi, al “nuovo ministro” chiedendogli di prendere delle misure precise “su queste problematiche”, segnando “finalmente una discontinuità con chi lo ha preceduto e si attivi per definire ufficialmente quali siano le malattie professionali degli insegnanti e avvii un programma di prevenzione”.