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Obbligo scolastico a 16 anni? Si, no, forse

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L’età dell’obbligo scolastico potrebbe diventare, nella prossima legislatura, terreno di scontro non solo fra maggioranza e opposizione, ma anche fra forze politiche appartenenti allo stesso schieramento.
Le avvisaglie ci sono tutte.
Certamente l’attuale maggioranza di Governo, se dovesse essere confermata, manterrà in vigore il principio dell’obbligo formativo che prevede, di fatto, che all’uscita della secondaria di primo grado lo studente possa iniziare un percorso all’interno del sistema dei licei oppure nel sistema dell’istruzione-formazione professionale. E probabilmente cercherà di definire una volta per tutte la questione della competenza regionale in materia di istruzione professionale.
Il programma dell’Unione è altrettanto limpido: biennio unitario obbligatorio dopo la secondaria di primo grado, obbligo scolastico fino a 16 anni e obbligo formativo fino a 18.
Sulla carta, sembra tutto semplice, ma di complicazioni ce ne sono molte: intanto Cgil, che pure ha dichiarato ripetutamente di voler sostenere la coalizione guidata da Romano Prodi, sostiene che l’obbligo a 16 anni deve essere solamente un obiettivo intermedio, da raggiungere addirittura nei primi 100 giorni di Governo e che la soluzione vera sta nell’obbligo scolastico a 18 anni (che fine farebbe in tal caso la formazione professionale regionale, non è dato peraltro di capire).
Il “movimento”, sostenuto dalle componenti più radicali dell’Unione (Rifondazione e Comunisti Italiani innanzitutto) chiede espressamente che si approvi una legge per fissare a 18 anni l’età dell’obbligo, senza nessun passaggio intermedio a 16 anni.
A complicare la vicenda ci pensa anche la Cisl che alla domanda ‘obbligo scolastico fino a sedici anni, si o no?’ così risponde per bocca del segretario nazionale di Cisl-Scuola Francesco Scrima: “Per noi questo rischia di essere un falso problema: l’elevamento di due anni della frequenza scolastica può diventare una risposta pigra a una questione vera, che è quella dell’esclusione dall’insieme del sistema formativo di 300 mila giovani dai 15 ai 18 anni”.
Risposta che lascia intendere che, in caso di vittoria dell’Unione, CislScuola potrebbe sostenere le posizioni moderate della Margherita che, pur avendo sottoscritto il programma di Prodi, non sarebbe contraria a mantenere in vigore il principio dell’obbligo formativo introducendo semmai meccanismi che favoriscano i passaggi fra il canale della formazione professionale e il sistema tecnico-liceale.
In ogni caso è facile prevedere che la “partita” sarà lunga e molto difficilmente per il prossimo settembre ci saranno novità.