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Pensioni, con quota 100 a casa prima, ma con assegno ridotto. Le ipotesi

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Il tema delle pensioni è uno dei più dibattuti in questi primi giorni del nuovo governo Conte. M5S e Lega sono compatte: bisogna superare l’attuale legge Fornero, dunque attuare una contro-riforma.

Il via libera a quota 100, così come già segnalato da La Tecnica della Scuola, si confermerebbe con il vincolo dei 64 anni, Allo stesso modo, si conferma anche l’uscita con 41 anni e mezzo di contributi, ma escludendo dal computo i contributi figurativi oppure includendo al massimo due o tre anni.

Un dossier sulla riforma è già allo studio dei tecnici dei due partiti di maggioranza. L’aspetto più inaspettato riguarda la possibilità di “portare ad un’uscita più lontana nel tempo le donne e coloro che hanno avuto lunghi periodi di disoccupazione e cassa integrazione”.

Meno anni di lavoro, assegni più magri

La riforma delle pensioni promessa dal governo M5S-Lega, potrebbe riassumersi in una sorta di baratto: meno anni sul posto di lavoro, ma un assegno meno sostanzioso.

Le simulazioni realizzate in esclusiva per L’Economia, inserto del Corriere della Sera, da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano cosa potrebbe cambiare con la riforma della legge Monti-Fornero.

Gli esempi mostrano dieci casi relativi a lavoratori, uomini e donne, di venti, trenta, quaranta, cinquanta e sessant’anni, che hanno cominciato a lavorare a venti o trenta anni e avranno una retribuzione finale di duemila euro netti al mese, per tredici mensilità.