Home Attualità Poco dialogo, sempre più paura e sospetto: l’eredità del Covid

Poco dialogo, sempre più paura e sospetto: l’eredità del Covid

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Il nostro mondo si sta incattivendo, non ci si fida gli uni degli altri.
Si vive nel sospetto. E la paura la fa da padrona. Mi sono arreso anch’io, cercare il dialogo è impossibile.
Perché mancano punti di partenza condivisi (endoxa), e soprattutto non ci si fida. Senza dimenticare che non si conoscono le dinamiche scientifiche, sugli aspetti di metodo e contenuto, cioè come procede la ricerca, sulle sperimentazioni, e così via.

Io ho il green pass, e l’ho fatto con questa convinzione, ripetuta anche da Draghi: “Il Green pass non è un arbitrio ma la condizione per tenere aperto il paese.”
Non è un arbitrio ma una responsabilità. Se vivessimo ognun per sè, soli, allora potremmo anche farne a meno. Ma viviamo in relazione, in comunità.

I social hanno fatto esplodere tutto questo, senza alcun ritegno, se noi, poi, mettiamo in conto anche gli insulti.
Ho visto circolare persino la battuta sul semaforo, con un autista che pretendeva libertà assoluta rispetto alle norme che regolano la circolazione.
Ma non esiste questa libertà assoluta, perché nessuno vive solo.
Qualcuno afferma: io non mi fido della scienza.
Ma non è questione di fidarsi o meno, ma di capire come funziona la ricerca scientifica, cioè anzitutto il suo metodo, il quale dice il valore ed il limite, ma sempre costretti a studiare, a sudare, a faticare nella ricerca.
Invece vedo esplodere giudizi sommari senza sostanza.

Cosa diciamo ai ragazzi a scuola, all’università, nel mondo del lavoro, per la loro vita?
Che la vita non è un like, non è il facile consenso, non è un palcoscenico.
Ma ricerca, ricerca, ricerca. E per ricercare bisogna sapere cosa e come ricercare, anche se, ricercando, devo sapere altro, cioè ciò che non so.
Sapere e senso del limite.

Forse questa vicenda triste dello sparare opinioni senza sapere, nè sapere di non sapere, ci sta insegnando qualcosa.
Che queste manifestazioni di piazza sono il segno concreto della crisi del sapere, di una società che si è convinta di non credere a nulla ma intanto crede al primo che passa, senza alcuna verifica critica. Di un mondo individualista che insegue la paura assieme ad una pretesa libertà assoluta che non esiste, che vorrebbe certezze assolute a livello scientifico mentre queste certezze assolute non esistono. Perché il nostro è il mondo della relatività, che non è relativismo, per cui la “vita come ricerca”, come direbbe Socrate, è l’unico vero paradigma della nostra umanità.

Dispiace, infine, che ci siano politici ai vari livelli che, pur di qualche voto in più, ammiccano e rilanciano la logica della paura. Non sapendo, forse, che il proprio ruolo, per la responsabilità pubblica, è quello della trasparenza sui mezzi e fini, cioè sul bene comune.
È un film che abbiamo già visto varie volte, purtroppo.