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Poco studio e poco sonno

L’indagine – limitata al territorio della provincia di Bergamo – ha coinvolto un migliaio di studenti della scuola dell’obbligo, dalla seconda elementare alla terza media, di cui sono state prese in esame le abitudini di studio.
Lo studio – pubblicato sulla rivista Psicologia e Scuola – ha confermato dati già rilevati in ricerche precedenti ma, al tempo stesso, ha rivelato elementi impensati.
Per esempio è stato evidenziato che il tempo dedicato allo studio resta più o meno costante con il passare degli anni; in altre parole gli alunni abituati a studiare 1 ora o 2 al giorno fin dai primi anni della scuola elementare continuano con lo stesso ritmo fino alla terza media.
"Si può supporre – spiegano i ricercatori – che si verifichi un fenomeno di. apprendimento della quantità di tempo da dedicare allo studio individuale: quest’ultimo tende così a rimanere costante già a partire dal secondo ciclo della scuola elementare, indipendentemente dalle difficoltà scolastiche e dalle strategie utilizzate".
La ricerca ha confermato che due sono gli errori tipici degli studenti: studiare all’ultimo momento prima dell’interrogazione o della prova di verifica e non riposare a sufficienza durante la notte (almeno il 50 % degli alunni di scuola media dorme poco).
In genere gli studenti oggetto dell’indagine si sono mostrati consapevoli  dei metodi da adottare per rendere proficuo lo studio; la stragrande maggioranza infatti ha ammesso che per studiare bene sono necessari un luogo tranquillo, una corretta disponibilità degli strumenti (libri, quaderni per appunti, ecc…) ed una buona organizzazione del materiale.
All’atto pratico, tuttavia, gli stessi studenti commettono errori anche piuttosto banali: si preparano all’ultimo momento, tengono la radio o la televisione accese, "mangiucchiano" in continuazione, si distraggono spesso o interrompono l’attività con eccessiva frequenza.
Secondo i ricercatori tali comportamenti sarebbero motivati dalla necessità di controllare l’ansia o dalla mancanza di un adulto con cui potersi confrontare a da cui farsi aiutare.
E’ molto probabile – in conclusione – che una maggiore attenzione da parte degli adulti (insegnanti e genitori) potrebbe favorire un più adeguato controllo dei risultati prodotti dalle strategie di studio.

Reginaldo Palermo

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