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Prof muore a 39 anni, Gramellini: “Se fossi solo la metà di ciò che scrivono di te saresti il docente che tutti avremmo voluto”

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Ha toccato i cuori di tutti la storia del docente di origine siciliana che lavorava al Nord che è morto qualche mese fa a causa di una malattia a 39 anni. Il prof era molto amato dai suoi studenti, che per ricordarlo, insieme ai suoi colleghi, hanno deciso di dedicargli un’aula della scuola.

Gramellini: “Così diventi immortale”

Il giornalista e conduttore Massimo Gramellini, nel suo editoriale su Il Corriere della Sera, ha riflettuto su questa figura in modo molto commovente. Ecco il testo del suo commento:

“Se entri in classe e sorridi, anche quando non ne hai voglia. Se sai essere severo, quando è necessario, e magnanimo quando se lo meritano, come quella volta che uno di loro azzeccò la coniugazione di un verbo greco e tu gli facesti un applauso. Se ti sforzi di capire il loro punto di vista e, quando pensi che abbiano ragione, li incoraggi a farla valere. Se non ti offendi alle loro battute, ma replichi con un’altra battuta. Se, quando li vedi stanchi, chiudi i tuoi amatissimi libri e racconti un aneddoto. Se provi ad aggiustare la bici di uno studente e non ci riesci, e ci riprovi. Se cerchi di proteggerli dai fallimenti, ma permetti loro di sbagliare. Se trasmetti passione per le materie che insegni, riuscendo a essere di stimolo e di conforto. Se butti le braccia al collo dei più fragili e chiedi loro ‘Come va la vita?’ anche se la tua, di vita, sta andando a sbattere contro un verdetto intollerabile”, ha esordito.

“Se tu fossi solo la metà delle cose che i tuoi ragazzi hanno scritto di te, saresti l’adulto che tutti dovremmo essere e l’insegnante che tutti avremmo voluto avere. Puoi anche andartene all’improvviso e lasciare un vuoto devastante: diventi comunque immortale. Perché poi succede che studenti e colleghi facciano una colletta per realizzare un’aula dedicata allo studio e al relax che porterà per sempre il tuo nome e il senso della tua breve missione su questo pianeta”, ha concluso.

La sua frase simbolo che campeggia nell’aula

Come riporta Il Corriere della Sera, i ragazzi hanno disegnato sul muro di quest’aula un grande “Come va la vita?, frase che il professore di lettere in questione era solito pronunciare ai ragazzi, tanto da diventare la sua frase simbolo. L’uomo è scomparso a causa di una malattia la scorsa estate.

L’aula, inaugurata sabato 30 novembre, si chiama “Locus Amoenus” (Luogo felice) ed è piena di foto del docente, col sorriso, insieme ai suoi alunni. È riservata agli studenti, per studiare, leggere o semplicemente rilassarsi. È stata realizzata dalla scuola con fondi propri (derivanti dalla vittoria a un concorso dell’Anpi), ma soprattutto con il contributo anche economico degli studenti del professore e di tanti suoi colleghi.

“Ci ricorderemo sempre di tutto ciò che ha fatto per noi ogni volta che metteremo piede nel ‘locus amoenus’”, scrivono i ragazzi, come riporta La Repubblica, che definiscono lo spazio “un’aula su misura per noi, nata per studiare in compagnia, con una zona dedicata al book crossing, ma specialmente per riposare dopo lunghe giornate di scuola. Speriamo – concludono – che questo piccolo ma importante gesto tenga vivo il ricordo del professore anche in coloro che non hanno avuto l’onore di conoscerlo, e che possa essere una minima restituzione di tutto ciò che è stato per noi”.

Sabato, all’inaugurazione, alla presenza della famiglia, i ragazzi lo hanno ricordato con tante testimonianze. “E’ stato un momento commovente, a tratti doloroso, ma prezioso”, racconta la dirigente scolastica.

Ed eccoli i racconti dei ragazzi, riportati in alcune lettere indirizzate proprio a lui: “Sembra ieri che ci ha accompagnato a Pavia. Sembra ieri che era con noi a vedere i sorteggi di Champions. Sembra ieri che applaudiva Antonio per aver finalmente imparato la coniugazione del verbo οἶδα (‘sapere’ in greco). Sembra ieri che eravamo a Napoli a ridere, scherzare e giocare a carte. Sa, ci manca. Ci manca trovarla in classe con il suo planning aperto e il suo ‘come va la vita?’. Ci sono giorni, quelli più pesanti, quelli in cui sembra che la porta della classe sia come una porta verso un vuoto… in cui la cerchiamo nei corridoi, in cui ci sembra di vederla, in cui sentiamo il suo sguardo, perché, come tutti i giorni, lei è lì con noi. Nelle nostre anime e nei nostri cuori”.

“Chiamavamo il suo planning la nostra ‘legge divina’. Preferiva farsi in quattro per noi e impazzire nell’incastrare tutto piuttosto che metterci in difficoltà con la programmazione di verifiche e compiti. Cercava di capire il nostro punto di vista e, se pensava avessimo ragione, ci difendeva e ci incoraggiava a farci sentire. Se qualcuno di noi faceva una battuta, rideva e ci rispondeva con un’altra battuta, senza mai offendersi…. Se ci vedeva stanchi, invece di spiegare ci raccontava aneddoti divertenti sulla sua vita, come le sue storie d’amore o la felicità per l’arrivo di un nipotino… Ha provato ad aggiustare la bici di uno di noi quando si era rotta, e no, non ci è effettivamente riuscito, ma ci ha provato in tutti i modi… Ha cercato di proteggerci nei momenti più bui e ci ha dato speranza. Anche nel momento in cui non ha più potuto esserci fisicamente, ha sempre vegliato su di noi sulla nostra situazione, scolastica e personale, dimostrandoci il nostro peso nel suo cuore”.