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Reggi farà il sottosegretario a tempo pieno: cercheremo si sbloccare i fondi per la scuola

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Il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi non è più il presidente della Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci: il 14 marzo ha rassegnato le dimissioni durante il comitato esecutivo della Fondazione Patrimonio Comune (Fpc) che si è svolto presso gli uffici dell’Anci nazionale a Roma.
Reggi, divenuto sottosegretario il 28 febbraio scorso, è tra gli ideatori della Fpc, costituita dall’Anci nell’aprile 2012, insieme alle Casse di Previdenza dei Geometri (Cipag) e dei Periti Industriali (Eppi), per accompagnare i Comuni nel difficile processo di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. “Lascio a malincuore la carica di Presidente della Fondazione per poter esercitare liberamente e con il massimo impegno – afferma in una nota – il ruolo che sono stato chiamato a ricoprire nel governo Renzi. Sono certo che il lavoro svolto, e le iniziative avviate, rappresentano un prezioso supporto ai processi di valorizzazione immobiliare avviati dagli enti locali, ed in particolare dai comuni”.
Nei giorni scorsi Reggi era sembrato voler entrare in rotta di collisione con il Governo di cui fa parte: in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’ aveva detto, a proposito della messa in sicurezza degli istituti scolastici, su cui il Governo è pronto ad investire 2-3- miliardi di euro, “nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole se cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili”. Da ‘renziano doc’, Reggi aveva anche inaspettatamente detto che “Renzi spara Razzi nel cielo, quello è il suo talento, ma poi noi arranchiamo dietro. Mancano tutti i dettagli, e che dettagli”.

“Nella mia azienda privata”, aveva aggiunto Reggi riferendosi alla sua attività extra-istituzionale, il sottosegretario aveva tenuto a dire che “per avere un dato certo schiacciavo un tasto. Al governo non è così: non esiste un database unico per i ministeri, ognuno inserisce i suoi, di dati, e con i propri criteri”. E sottolinea: “se chiedo un dato certo sulle scuole bisognose di intervento ai direttori generali dell’Istruzione, delle Infrastrutture e dell’Economia mi arrivano tre cifre diverse”.

Nel pomeriggio, però, Reggi ha smentito gran parte delle affermazioni. “Non ho mai detto che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dà i numeri, né che i numeri sull’intervento del governo sull’edilizia scolastica sono falsi”, ha spiegato all’agenzia Ansa. E ancora: ho solo detto che “ci sono molti soldi fermi nelle casse dei Comuni sul capitolo edilizia che vanno sbloccati. Fondi di cui nessuno ha mai avuto piena contezza ed è su questo che si è lavorato in questi giorni”.

E il consuntivo sarebbe già pronto. Il 15 marzo, infatti, lo stesso Reggi ha confermato il forte impegno del Governo a favore dell’edilizia scolastica: intervenendo all’incontro sul tema “Scuola è legalità” promosso dal Comune di Vibo Valentia, che si è svolto all’Istituto nautico di Pizzo, ha detto che “ci sono 3,7 miliardi già disponibili per l’edilizia scolastica, di cui 100 milioni solo in Calabria. Soldi, però, fermi”.

“I fondi – ha aggiunto Reggi – sono in capo a Stato e Regioni e devono solo essere spesi per rendere il sistema scolastico sicuro e al passo con i tempi. Finora lo Stato ha accentrato le risorse o le ha distribuite alle regioni a loro volta enti accentratori. I soldi sono quindi rimasti bloccati a un livello che non ha interesse a spenderli mentre chi ha l’interesse non può farlo. Bisogna ribaltare questa situazione, anche concettualmente. Si pensi al fatto che un ministeriale ha a disposizione in media 80 metri quadri mentre uno studente appena otto. Questo ci da l’idea di quanto siano sbilanciate le risorse e di come sia assolutamente necessario ribaltare questo rapporto”.

Per il procuratore della Repubblica di Vibo, Mario Spagnuolo “la scuola vibonese rappresenta la sola eccellenza di questo territorio e andare nelle scuole è sempre un momento di arricchimento per i magistrati. Il processo formativo è l’unica soluzione per fare di voi dei cittadini democratici e consapevoli, ma serve a poco se le istituzioni non fanno rete e se il processo di crescita democratica non funziona come un orologio in cui tutte le componenti fanno la loro parte”. “La ‘ndrangheta – ha detto ancora Spagnuolo – non è il problema di fondo, bensì lo è il contesto in cui si è consentito a questo fenomeno di consolidarsi. Il rispetto delle regole deve diventare una questione collettiva e voi che siete il punto di partenza della società sarete i protagonisti di una nuova stagione più bella e limpida”.