Home I lettori ci scrivono Riforma istituti tecnici e professionali: cambierà il mondo del lavoro?

Riforma istituti tecnici e professionali: cambierà il mondo del lavoro?

CONDIVIDI

Terminato il periodo delle iscrizioni, dati alla mano, come ogni anno, si cerca di capire un po’ quali siano state le preferenze delle famiglie italiane nella scelta della scuola per i propri figli.

Per qualcuno, visto il lievissimo aumento di iscritti presso gli istituti tecnici e professionali, sono stati raggiunti risultati eccezionali. Ovviamente affermando che sia tutto merito della nuova riforma 4+2.

Riforma che sicuramente in alcuni contesti sociali, pompata anche dalle varie pressioni politiche, avrà sicuramente contribuito molto alla scelta di un determinato istituto anziché un altro.

Ad onor di cronaca ritengo doveroso fare un accenno ad alcuni episodi che vedono coinvolti dei presidi i quali hanno fatto tutto da sé ed in barba a qualunque diritto democratico, senza convocare alcun collegio docenti e hanno stabilito che nel proprio istituto questa riforma del 4+2 sa da fare. Punto e basta!! Complimenti!!

Ma al di là di questo sarà veramente un successo, soprattutto a livello formativo e lavorativo, cambierà il mondo del lavoro? Della scuola?

In merito mi sorge qualche dubbio perché come detto in un altro mio articolo, se vogliamo migliorare la scuola si cominci da altro ed in modo più sensato.

A detta di chi ha messo in piedi questa riforma, la stessa si rivolge ai tanti giovani per prepararli meglio e consentire agli stessi di essere più competenti cosi da inserirsi prima nel mondo del lavoro.

Posso capire che ci sia la ricerca di figure professionali nelle regioni del Nord Italia, dove è presente un contesto maggiormente industrializzato, quindi il lavoro non manca e sono richieste anche figure specializzate, altamente formate.

Ma al Sud Italia tutto questo non ha senso. Un giovane finito di studiare se ha la fortuna, si fa per dire, di trovare un lavoro nella maggior parte casi verrà sfruttato, sottopagato, offeso, umiliato.

Lavorare in un’azienda del Sud Italia significa nella maggior parte dei casi mettersi in tasca 600/700 € al mese, dover essere presente in azienda dalle 10 alle 12 ore al giorno per 6 giorni su 7, con un contratto ovviamente part time. Significa dover essere costretti a restituire in contante dopo averle incassate con assegno o bonifico la tredicesima e la quattordicesima al padrone di turno, questo non lo definirei lavoro, fate un po’ voi.

Eppure sono queste le condizioni di lavoro, il modus operandi, che viene propinato da diversi imprenditori.

A moltissime realtà aziendali non importa minimamente di quanto un giovane sia competente, se abbia voglia di fare, se è preparato in un determinato settore. Agli pseudo imprenditori importa solamente di sfruttarlo e pagarlo il meno possibile. I soldi ahimè in molte realtà lavorative arrivano da altro.

Questa è la dura e cruda realtà, una realtà che molte forze politiche fingono ormai da decenni di non vedere, o forse non vogliono vedere.

Senza menzionare ai controlli che praticamente sono inesistenti o nella maggior parte dei casi qualora ci fossero puntualmente si chiudono entrambi gli occhi difronte alle varie irregolarità.

E cosi da decenni, va sempre peggio.

Lo dico per esperienza, dopo aver perso 20 anni della mia vita nel sud Italia, lavorando un po’ per un’azienda, un po’ per un’altra sempre con l’acqua alla gola, con la speranza che prima o poi quale imprenditore avrebbe riconosciuto il mio valore. Alla fine mi sono arreso, sono andato via.

Giù il lavoro, se così possiamo definirlo, ruota attorno a delle dinamiche molto strane, per non dire di peggio.

Avendo una malattia che mi impedisce di essere operativo al 100% (sono parzialmente sordo) in passato sono anche stato offeso, umiliato, a detta del padrone ero stato assunto solo perché avevo l’invalidità!!

La mia dignità è stata ridotta brandelli portata allo zero assoluto.

Da quel giorno ho promesso a me stesso che non avrei mai più lavorato nel Sud Italia.

Forse sarò stato solamente un po’ troppo sfortunato?!?! Bho!!

E con la riforma 4+2 vogliamo mettere i ragazzi nelle mani di certa gente? Cosi che vengano a loro volta sfruttati, offesi, umiliati, sottopagati? Vogliamo creare una generazione di schiavi?

Per carità, sono convinto che gli imprenditori, quelli giusti, buoni, esistano, li fuori da qualche parte, ma sono quelli che chiudono, che faticano ad arrivare a fine mese, che trattano bene i propri collaboratori e se sbagliano sanno chiedere scusa.

In 20 anni che ho messo piede nel mondo del lavoro, da giovane che ero, ho solamente visto la mia terra inaridirsi, perdere tantissimo, centinaia di negozi, strutture ricettive, locali, luoghi di ritrovo, aziende, che hanno chiuso e tante altre realtà che ormai sono solamente un lontano ricordo, oggi molte strutture si trovano in completo stato di abbandono.

Non tutto il mal vien per nuocere, tutto questo mi ha fatto capire cosa non voglio diventare e cosi poi grazie al mio vecchio diploma tenuto per anni in un cassetto, l’ho tirato fuori e ho deciso di cambiare, da qualche anno sono entrato nel mondo della scuola come insegnante ITP, anche se nel nord Italia, e ben conoscendo cosa c’è da aspettarsi li fuori nel mondo del lavoro, do il massimo per i miei allievi cercando di prepararli al meglio, cosi che un domani possano trovare belle realtà aziendali che sappiano riconoscere che sono preparati, competenti.

E adesso, scusatemi il mio divagare, tornando alla questione scuola, come il mago che tira fuori dal cilindro il coniglio per stupire tutti arriva il politico di turno per convincerci che grazie a questa nuova riforma del 4+2 si aiuteranno tantissimi giovani ad entrare prima nel mondo del lavoro, a realizzarsi.

Ci sarebbe da chiedergli, ma quale lavoro? Ma dove? A che condizioni?

L’unica cosa che posso dire ai giovani è studiate, metteteci passione in ciò che fate, viaggiate, trovate il vostro posto al mondo!! Non scendete a compromessi. Fatevi rispettare. Ciò che vi rende liberi, è il sapere e ovviamente mettere lo stesso a disposizione di chi vi tratta bene, di chi sa valorizzarvi.

Qualunque lavoro farete un domani anche se si tratta di una mansione semplice, camminate a testa alta, non vergognatevi, dovete andare fieri di quello che fate. Non c’è nulla di più bello che guadagnarsi onestamente il tozzo di pane.

Per concludere, Riforma istituti tecnici e professionali: cambierà il mondo del lavoro?

Non credo proprio.

Con tutte le buone intenzioni che questa riforma vorrebbe portare con se, se prima non si interviene in modo sensato nel mondo del lavoro con riforme ad hoc che riportino la legalità, maggiori controlli, che permettano alle realtà aziendali sane di emergere, rischiamo solamente di prendere in giro intere generazioni di giovani.

Fabio Gangemi

iscriviti

ISCRIVITI al nostro canale Youtube

METTI MI PIACE alla nostra pagina Facebook