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Riforma Università: sindacati minacciano proteste e occupazioni dei rettorati

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Potrebbe essere un mese di maggio molto "caldo" quello che attende l’Università italiana: in corrispondenza dell’approdo alla Camera del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari, che sarebbe dovuto avvenire già dallo scorso 26 aprile, le organizzazioni sindacali, le associazioni rappresentative della docenza e dei ricercatori stanno organizzando una serie di iniziative di protesta: "invitiamo – fa sapere l’Andu, Associazione nazionale docenti universitari – docenti, precari e studenti a ripetere l’occupazione simbolica dei rettorati il giorno in cui dovesse riprendere la discussione in aula alla Camera". Ad allungare i tempi di approdo in Parlamento del ddl è stata l’inclusione di alcuni emendamenti approvati dalla commissione Cultura; la prossima settimana, tuttavia, salvo colpi di scena dovrebbe essere quella buona per l’inizio della sua approvazione. Rimane decisamente lunga la lista di richieste espresse da docenti e ricercatori che chiedono il ritiro del ddl: si va dalla distinzione tra reclutamento ed avanzamento di carriera all’introduzione della terza fascia dei professori, non ad esaurimento; dalla costituzione di un sistema imparziale di valutazione ad un piano pluriennale di reclutamento di 20.000 posti di ruolo, fino ad adeguate risorse aggiuntive economiche e di personale.
La protesta di docenti, studenti e ricercatori non si limiterà all’occupazione dei rettorati: per mercoledì 4 maggio è stata già fissato un presidio di mobilitazione davanti al Parlamento, a partire dalle ore 11, cui seguirà una giornata di dibattito a Roma, il 17 maggio, sulle proposte di contro-riforma. Secondo coloro che contestano il ddl gli emendamenti applicati sino ad oggi non collimerebbero con i contenuti proposti dalla maggioranza della comunità universitaria. "Il ddl Moratti – spiega Marco Merafina, leader del coordinamento ricercatori universitari della "Sapienza" di Roma – mantiene intatti i suoi obiettivi di destrutturazione dell’Università pubblica come del resto risulta anche da altri recenti provvedimenti legislativi. Preso atto dello slittamento della discussione in aula alla Camera a data da destinarsi, ribadiamo tutte le forme di lotta già intraprese in Ateneo nelle diverse forme in ciascuna Facoltà e ci riserviamo di inasprirle qualora al momento della discussione del provvedimento sullo stato giuridico dovesse emergere la chiara volontà di proseguire con gli attuali contenuti".