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Rimarranno a casa oltre mezzo milione di alunni e 50mila docenti: nessuno dovrà recuperare il giorno perso

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A Roma e provincia gli istituti autonomi sono poco più di 500, ma se si contano i singoli plessi si arriva quasi a duemila edifici scolastici: ospitano oltre 520mila alunni, due terzi degli alunni iscritti in tutto il Lazio, di cui uno su dieci non italiano (la maggiore percentuale regionale a livello nazionale) e oltre 17mila disabili.

I docenti sono oltre 3.700 nella scuola dell’infanzia, circa 14.300 alla primaria (la scuola elementare), meno di 9mila nella secondaria di primo grado (le medie) e 13mila alle superiori. Poi ci sono oltre 9.400 docenti di sostegno, la maggior parte di quali (4mila) in servizio nella scuola primaria (meno di tutti nella materna, dove operano meno di 800 insegnanti specializzati nell’affiancamento degli alunni disabili o con problemi di apprendimento).

Complessivamente, gli insegnanti della provincia sono oltre 40mila delle discipline, più quelli di sostegno: quindi quasi 50mila. A questi andrebbero aggiunti anche quelli delle scuole dell’infanzia e dei nidi comunali, di cui però non disponiamo i numeri.

 

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Come accaduto in tutte le occasioni di chiusura della scuola disposte dal prefetto, anche questa volta il giorno di attività didattica perso a causa di un evento atmosferico straordinario non dovrà essere recuperato. Né dagli studenti, né dagli insegnanti. E nemmeno dal personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.

L’unica eventualità di recupero potrebbe venirsi a determinare qualora le giornate di chiusura della scuola fossero diverse, al punto da far scendere le giornate totali annuali di attività didattica sotto la fatidica soglia minima di 200. Anche in questo caso, tuttavia, l’orientamento prevalente è quello di soprassedere: sino ad oggi uffici scolastici e prefetture, infatti, quasi sempre hanno preferito accordare una deroga e far valere l’anno scolastico, senza bisogno di spiacevoli recuperi da attuare, per forza di cose, a fine attività didattiche.

 

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