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Ritardo pagamento supplenti, una precaria: “Non ho soldi per la benzina per andare a lavorare. Vale la pena fare la docente?”

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Una supplente di quarant’anni che sostiene di non ricevere lo stipendio da mesi si è sfogata ai microfoni de La Repubblica. “Ho fatto supplenze da ottobre fino ad ora. Non mi è arrivato neanche un euro e mi sono indebitata. Sono arrivata a non avere i soldi per pagare il carburante per arrivare da Valenzano a Bari, dove lavoro”, questo il suo grido d’aiuto.

Docente disperata

La docente, che non riesce quindi a mantenersi, sta vivendo con la madre. Aspetta 2mila 500 euro lordi, di cui non ha ricevuto neanche un centesimo. “Ne vale la pena fare la docente? Ho provato a cercare altro, ma ho studiato Lingue per insegnare. Vorrei che qualcuno si ricordasse che esistiamo anche noi, supplenti”: aggiunge la docente, che rientra nei dieci supplenti che hanno segnalato la propria condizione al sindacato Snals – Confsal Scuola Puglia.

“Abbiamo ricevuto decine di segnalazioni di docenti precari con supplenze brevi in merito al ritardo nei pagamenti degli stipendi – commenta il segretario regionale di Snals Puglia, Vito Masciale – questi sono solo i casi conosciuti, ma sono certo che molti altri lavoratori siano nelle stesse condizioni. Nonostante sentenze favorevoli ai docenti che hanno fatto ricorso tramite il sindacato, il Mef continua a non pagare le Carte docenti ai supplenti. Si riveda la normativa sulle sostituzioni di breve durata di docenti e Ata. Il sistema non funziona”.

Il Ministero annuncia: pagheremo tutti a breve

“È vergognoso e inaccettabile quanto si sta perpetuando ai danni di centinaia di docenti precari che dal mese di ottobre ancora non hanno visto accreditarsi lo stipendio”: lo dice la Gilda degli Insegnanti riferendosi a delle denunce di docenti precari, con supplenze brevi e saltuarie, a cui non è giunto alcun compenso benché lavorassero ormai da tre mesi come insegnanti.

Come abbiamo avuto modo di scrivere, il sindacato guidato da Vito Carlo Castellana parla di “situazione drammatica, uno scenario sicuramente solo italiano, che ancora una volta ignora i bisogni del comparto docente, compromettendone la serenità e facendolo risultare l’ultima ruota del carro”.

Il nodo dei mancati pagamenti di tanti docenti precari per pochi giorni, che riguarda anche migliaia di ATA, non è nuovo. Anche in passato si è registrato, soprattutto nella parte centrale dell’anno scolastico. E pure lo scorso autunno, quando i ritardi nei pagamenti dei compensi hanno coinvolti i docenti che sono stati confermati in ruolo.

Cosa si può fare per risolvere il problema? I solleciti vanno certamente inoltrati alla territoriale Ragioneria generale dello Stato, ma non è detto che dipenda solo da lì: in alcuni casi, ad esempio, la Direzione provinciale del Tesoro potrebbe avere ricevuto con molto ritardo la copia del contratto sottoscritta dalla scuola e dal supplente. Oppure in alcuni territori, soprattutto nelle città più grandi, le “pratiche” da inoltrare sono troppe per essere “evase” nei tempi dovuti. Ma potrebbero anche non essere arrivati i fondi necessari da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze.