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Scuole occupate con danni ingenti, anche più di 10mila euro. Chi rompe paga? Non è sempre così

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Con l’avvicinarsi del Natale, sale di giorno in giorno il numero di scuole superiori occupate. Solo a Roma sono una decina: diversi sono dei licei storici capitolini, come il Tasso, il Morgagni, il Mamiani, il Manara, Righi, Archimede, Aristofane, Colonna e Virgilio.

Il liceo Giorgi Woolf, sulla base di diverse immagini che circolano sui social media, sarebbe stato anche vandalizzato con danno ingenti.

“Siamo il coordinamento dei collettivi autonomi romani e abbiamo occupato i nostri licei portando delle rivendicazioni comuni”, hanno scritto un gruppo di studenti per motivare la loro azione di protesta.

Altri studenti romani, invece, parlano esplicitamente di una protesta derivante “dall’inadatta proposta del ministro Giuseppe Valditara sulla violenza di genere”.

La preoccupazione, ora, è che al danno allo studio, considerando i giorni di sospensione della didattica, si aggiunga anche quello materiale alle strutture scolastiche e alle attrezzature al loro interno.

Mario Rusconi e Cristina Costarelli, a capo di Anp Roma e Lazio, parlano di “rito stanco e inconcludente che si configura” anche “come interruzione di pubblico servizio” confermando che “molto spesso si ritrovano, dopo le occupazioni, devastazione e distruzione, con necessità di spesa di decine e decine di migliaia di euro per ripristinare la situazione quo ante”.

Ma chi paga i danni? Lo Stato, ovviamente, quindi i cittadini, anche se con i suoi tempo. Per accelerare il processo di risistemazione, anche gli studenti vengono coinvolti: a loro sempre più spesso viene chiesto, a occupazione conclusa, di contribuire alla riparazione immediata dei danni provocati.

Danni che, in certi casi, arrivano a superare i 10mila euro ad istituto, tra porte, servizi igienici, computer, vetrate e altro ancora, tutto sistematicamente devastato dagli “occupanti”, anche con la “collaborazione” di giovani esterni alla scuola.

Del resto, si sa, chi rompe paga. Solo che in altissimo numero gli studenti e le famiglie che contribuiscono a rimettere la scuola a posto con immediatezza non hanno avuto alcun ruolo nell’occupazione. Per loro, dopo il danno (niente scuola) è arrivata pure la beffa (collaborare alla spese di riparazione). E così va avanti da decenni.