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Scuole paritarie, troppa euforia per le classifiche empiriche di Eduscopio

Come se le private paritarie avessero vinto una prestigiosa coppa calcistica, battendo le rivali (?!) scuole pubbliche, Luisa Ribolzi e Marco Lepore esprimono euforia, compiacimento, conseguita rivalsa, in due loro articoli gasati.

Leggiamo Ribolzi su il sussidiario.net: “Ma come, non erano tutti diplomifici, in cui i ragazzi benestanti ma un po’ stupidi barattavano la qualità della formazione in cambio di una retta? E invece, toh! I ragazzi che escono da queste scuole si fanno onore quanto e più dei loro coetanei”. Le paritarie di riferimento sono quelle cattoliche, chi (pochi, alcuni) le ha etichettate come “diplomifici” ha fatto un errore molto facile da contestare, e magari pure gradito perché occasione per il loro vittimismo a buon mercato.

Per diplomifici si intendono “istituti privati parificati che puntano sui maturandi privatisti”, che fanno recuperare anni scolastici, simulano presenze durante tutto l’a.s., truccano esami, tutto ciò dietro pagamento. Risultano presenti in Campania, Sicilia, anche a Roma e Milano, e sono poco contrastati da Miur, che difetta di ispettori e forse di volontà.

Le paritarie cattoliche sono altra cosa, in genere sono serie, ma non si può escludere del tutto qualche singola e individuale agevolazione o eccezione.

Secondo Marco Lepore, che scrive su tempi.it., il Corriere della Sera “rosicherebbe” (espressione gergale per “rodersi per la rabbia, la gelosia o l’invidia” oppure per “masticare amaro”) per le “classifiche Eduscopio che vedono le paritarie ai primi posti”. Conoscendo il Corriere non risulta né il comportamento negativo ipotizzato, né il fondamento e lo scopo di detto presunto rosicamento. Anzi il Corriere appare piuttosto schierato pro paritarie!

Inoltre Lepore contesta il paragrafo del Corriere che sottolinea l’importanza della base statistica di riferimento: “Va detto che in generale i risultati delle scuole paritarie si basano su una base statistica assai meno ampia dei licei statali che hanno molti più iscritti. Il Carrel diploma in media 21 studenti l’anno contro i 150 del Berchet. Inoltre le rette delle scuole private (quella del Carrel è di oltre 4.500 euro l’anno) tendono inevitabilmente a operare una selezione all’origine: frequentano queste scuole solo le famiglie che possono e vogliono permettersi un simile investimento sull’istruzione dei propri figli”.

Ma l’osservazione sulla base statistica differente fra paritarie e pubbliche è più che fondata, perché nei 5 anni della scuola superiore di 2° grado, le statali accolgono ben 2.500.000 studenti e le paritarie solo 50.000, stanno cioè nel rapporto 50 a 1. Inoltre, statisticamente il successo scolastico è collegato al reddito familiare e le paritarie sono presenti proprio nelle zone più ricche del Paese e delle città.

Infine su Eduscopio bisogna notare che è un’iniziativa che ottiene clamore mediatico sì. ma ha un valore non scientifico: frulla e tratta con complicati e laboriosi algoritmi un’enorme quantità di dati scelti e raccolti empiricamente anni addietro, è autoreferenziale, non esistono modalità che la confermino o possano verificarla.

Vincenzo Pascuzzi

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