Home I lettori ci scrivono Se la scuola dell’infanzia e quella primaria pensassero alla scolarizzazione

Se la scuola dell’infanzia e quella primaria pensassero alla scolarizzazione

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Se nella scuola dell’infanzia e primaria che dura otto anni si insegnassero agli alunni i rudimenti della buona educazione e della scolarizzazione al posto delle discipline alle scuole secondarie di I grado ed alle scuole secondarie di II grado, non avremmo problemi di alcuna natura a fare lezione tranquillamente senza essere disturbati.

Purtroppo questo si rende necessario dal momento che la famiglia non educa più e ha delegato tutto alla scuola.

Siamo ormai di fronte ad una deriva sociale senza limiti rappresentata da una generazione di alunni che vivono allo stato brado e che non conoscono affatto cosa significhi stare in classe, sedersi composti, ascoltare la lezione del docente senza intervenire all’unisono e aspettare il proprio turno per parlare. Una generazione di indisciplinati che se ne “fottono” delle norme più elementari della buona educazione, perché sono consapevoli che il docente ha purtroppo le armi spuntate per potersi difendere.

E sono gli alunni dell’ultima generazione, quelli cioè che vogliono avere ragione a tutti i costi, anche di fronte all’evidenza, quelli che della scuola non gliene importano proprio in quanto basta che si prendono il “pezzo di carta” che a quanto pare ormai non si nega più a nessuno.

E la scuola si trova sempre più stretta in una morsa, incapace di affrontare situazioni di ogni tipo.

Alunni che vivono alla giornata e che la mattina devono giocoforza andare a scuola e che ci vanno malvolentieri perché non hanno alcuna voglia di imparare e pensano che andare a scuola sia sinonimo di perdita di tempo. E il docente che si trova tra l’incudine e il martello e non sa come muoversi perché qualunque soluzione prenda la colpa sarà sempre sua e solo sua.

Come può il docente di fronte ad una classe pollaio prendersi cura di tutti gli alunni che hanno vissuti quotidiani diversi? I Dirigenti scolastici usano una sola parola: strategie. E quando tutte queste strategie sono finite cosa fa il povero docente? Nel linguaggio comune si deve arrangiare.

Oppure deve continuare a lottare contro i mulini a vento con la flebile speranza che le cose cambino realmente. Purtroppo sarà molto difficile tornare indietro perché è proprio la società odierna che è cambiata.

Sì, è cambiata in peggio, anzi è diventata una vera e propria giungla, dove gli alunni convinti di essere sempre impuniti e spalleggiati da genitori che li difendono sempre a spada tratta troveranno la strada spianata e le spalle ben coperte perché la legge è dalla loro parte. Di questo passo che scuola avremo nel futuro?

Avremo una scuola che invece di formare, deforma una generazione ormai senza forma che vive a briglia sciolta e non conosce limiti al rispetto delle regole e delle persone.

Mario Bocola