Home Attualità Test sierologici, i supplenti se li devono pagare

Test sierologici, i supplenti se li devono pagare

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Si parla tanto della somministrazione dei test sierologici e degli eventuali tamponi che i docenti hanno facoltà di attuare, peraltro tra non poche difficoltà: molti, tra cui il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, avrebbero preferito che fossero esami obbligatori; altri, tra cui diversi vip, non hanno nascosto la loro indignazione perché un terzo del corpo docente avrebbe detto di non avere alcuna intenzione, almeno per il momento, di sottoporsi ai test.

Ma c’è chi pure, tra gli insegnanti e il personale Ata, avrebbe intenzione di sottoporsi al test sierologico e non può farlo: si tratta dei docenti non di ruolo e che, al momento, risultano solamente aspiranti tali. Sino a quando non sottoscriveranno la supplenza, quindi non prima di una decina di giorni, potranno farlo solo a pagamento. E alcune province hanno già fatto sapere che in quei giorni sospenderanno le prenotazioni.

Il racconto

E esemplare la testimonianza di Massimo Tannoia, supplente di sostegno da 15 anni in un istituto di Parma, che ha raccontato alla Tecnica della Scuola come si è svolto il suo tentativo, a vuoto, di svolgere il test sierologico: “dopo avere deciso per senso civico e per la salvaguardia della mia salute e quella degli alunni che seguirò di sottopormi al test sierologico – ha detto – , mi sono recato presso il mio medico di famiglia, il quale però si è giustamente rifiutato di eseguire il test”.

“A quel punto – ha raccontato ancora il supplente – ho chiamato la mia Asl di appartenenza. Ma anche in questo caso senza esito positivo: l’operatore mi ha detto che le prenotazioni si chiuderanno il 7 settembre. Solo che noi supplenti con molta probabilità saremo nominati, se tutto va per il meglio, il 9 settembre. Sempre l’operatore della Asl, mi ha consigliato, quindi, di provvedere privatamente al test dopo avere accettato la nomina”.

L’ennesima discriminazione

“Adesso – prosegue Tannoia – non è per il costo (che comunque in alcune struttura supera i 60 euro ndr), ma a me sembra l’ennesima discriminazione rivolta verso gli insegnanti precari. Gli stessi che continuano ad essere poco considerati, lasciati senza stipendio in estate per le lungaggini burocratiche della Naspi”.

“Il governo – conclude amaramente il docente precario – non dovrebbe considerare il ritardo delle nomine dei precari e prorogare i tempi del test da parte delle Asl?”.

La risposta è ovvia, ma giriamo comunque la domanda agli organi competenti, a partire da chi ha stabilito le date di svolgimento degli esami preventivi per evitare il propagarsi del contagio nelle scuole.