Home Attualità Le scuole devono riaprire: lo dice Miozzo del Cts

Le scuole devono riaprire: lo dice Miozzo del Cts

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Per Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, gli unici rischi che si possono prendere sono quelli per riaprire, con il più alto grado di sicurezza possibile, le scuole: “Per noi la priorità è la scuola, ricominciare le lezioni”, contrariamente agli eventi sportivi che non sono una priorità.

Nel corso di una intervista a Il Messaggero, il prof Miozzo spiega ancora:  Oggi la riapertura delle scuole è sostenibile”. Sicuramente, continua il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, in base alle esperienze dei Paesi europei  “potrà capitare che una scuola, anche in Italia, dovrà sospendere le lezioni perché ci sono dei casi positivi. Ma bisognerà vivere questi eventi con sangue freddo, senza drammatizzare, come fanno negli altri Paesi. In Italia a volte ci sono reazioni contraddittorie: per giorni ho ricevuto migliaia di minacce e insulti per l’obbligo della mascherina, da un po’ di giorni ne sto ricevendo centinaia per il motivo opposto, perché come Cts non siamo abbastanza rigorosi sulle mascherine”.

In ogni caso, continua Miozzo nel corso dell’intervista al Messaggero, “Sotto i sei anni nessuna mascherina. Nelle elementari solo negli spostamenti, quando ci si alza, quando si prendono i mezzi, ma non seduti sui banchi durante la lezione, a ginnastica o mentre si mangia. Per le medie e le superiori il principio è lo stesso”.

Bisogna, sostiene il coordinatore del Cts, non fare l’errore constatato in questi giorni a proposito delle discoteche che non si dovevano aprire cosicché i ragazzi “hanno vissuto questa estate con imprudenza. Non è colpa dei giovani. Dobbiamo spiegare ai giovani che non si possono sentire invulnerabili. Sulla base dell’esperienza di altri Paesi, la riapertura delle scuole può comportare un incremento dell’Rt, l’indice di trasmissione, anche se ci sono dati contraddittori e dunque non è scontato”, mentre è possibile derogare sul metro di distanza tra i banchi “in casi del tutto eccezionali e in forma provvisoria, indossando la mascherina, si può, per qualche settimana, fare lezione senza le distanze. Nel frattempo vanno trovate soluzioni alternative, anche tensostrutture allestite dalla Protezione civile”.

Non si può nemmeno, sostiene Miozzo, derogare alla regola del metro di distanza nei mezzi pubblici: “Se tra i sedili di un bus o di un pullman si installa un separatore che ferma le droplets, ci si può sedere vicino. Ma dovrà essere di un materiale leggero, flessibile, non in plexiglas che creerebbe problemi di sicurezza. Abbiamo offerto un ventaglio di soluzioni: nelle scuole superiori vanno pensati orari differenti rispetto a quelli degli uffici. I dati sulle ore in cui c’è il picco degli spostamenti sono noti, perché il liceale non può iniziare la lezione in un orario differente da quello dell’impiegato? Come Comitato tecnico scientifico abbiamo indicato il 75 per cento come percentuale massima di riempimento dei mezzi. Se il governo vuole salire a 80 può farlo, è una scelta. Ma ogni volta che si alza l’asticella, ci si prende un rischio. Lo abbiamo visto con le discoteche”.

Obbligatori invece si dovevano rendere i test sierologici per i prof: “ma è un parere personale. Penso però che i professori, per la stragrande maggioranza, faranno i test. E sarebbe importante, durante l’anno scolastico, in collaborazione con Istat, svolgere una indagine a campione sugli studenti, per capire quanto è diffuso il virus”.  

I prof più anziani invece andrebbero salvaguardati “dandogli compiti differenti, come l’insegnamento on line”, ma bisogna per altro verso misurare la febbre a casa agli studenti per “evitare che lo studente esca di casa con la febbre. Anche perché utilizzando un normale termoscanner, non uno di ultima generazione che costa molti soldi, in media si impiegano 5 secondi per misurare la temperature di ogni ragazzo che entra a scuola: in un istituto con mille iscritti, si impiegherebbero 83 minuti, con code e assembramenti”