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Tik Tok Usa addio, vietato negli Stati Uniti: misura senza precedenti contro un social

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Il 17 gennaio 2025 la Corte Suprema ha confermato il divieto dell’utilizzo di TikTok in tutti gli Stati Uniti, ratificando la legge proposta dall’amministrazione Biden. Si tratta di una misura senza precedenti contro una delle piattaforme social più popolari al mondo, utilizzata da circa 170 milioni di americani. Il provvedimento entra in vigore il 19 gennaio, salvo eventuali interventi dell’amministrazione entrante di Donald Trump, che potrebbe tentare di posticiparne l’applicazione.

Come funzionerebbe il blocco?

Come riporta il Corriere, un divieto totale richiede un’infrastruttura tecnica complessa. In primo luogo, Google e Apple potrebbero essere obbligate a rimuovere TikTok dai loro store digitali. Tuttavia, gli utenti con l’app già installata potrebbero continuare a utilizzarla, sebbene senza aggiornamenti. Per garantire un blocco definitivo, si potrebbe imporre alle stesse società di distribuire aggiornamenti che disabilitino l’app sui dispositivi.
Un’ulteriore misura consisterebbe nel blocco dell’accesso alla piattaforma tramite browser o VPN, come accaduto in India nel 2020. Tuttavia, aggirare tali restrizioni non è impossibile: le VPN consentono di simulare connessioni da altri Paesi, sfuggendo così ai controlli nazionali.

Casi simili precedenti

L’India e l’Albania offrono casi di studio utili per comprendere le potenziali implicazioni del divieto. Nel 2020, l’India ha bandito TikTok per motivi di sicurezza nazionale, una decisione ancora oggi in vigore. Anche l’Albania, preoccupata dalla sicurezza dei minori, sta pianificando un divieto temporaneo dopo un tragico caso di cronaca collegato al social.

E in Italia? I docenti vorrebbero delle misure più severe

Dopo la vicenda dell’Australia, che ha dato il via libera a una legge per vietare l’uso dei social media ai minori di 16 anni, una fetta cospicua di opinione pubblica si è domandata come mai non fosse possibile approvare una norma analoga anche in Italia. Per queste ragioni, La Tecnica della Scuola ha chiesto ai propri lettori se siano d’accordo o meno nel seguire la scia australiana e avere dei controlli più stringenti sulle iscrizioni degli under 14 o 16 ai social media e alle varie piattaforme, ad esempio attraverso l’introduzione dell’obbligo di associare le richieste alle proprie generalità a documenti ufficiali oppure tramite lo Spid.

Dai risultati del sondaggio, su un campione di 504 utentiil 97% dei docenti ha risposto che vorrebbe in effetti adottare controlli più stringenti sull’uso dei social da parte dei minori under 14. Unanimità di consensi per la proposta anche da parte di dirigenti scolastici e genitori. Gli studenti, invece, sembrano mostrare una leggera esitazione: uno su quattro si è detto contrario alla “stretta” sull’utilizzo dei social media da parte dei minori.